Prendete, mangiate: questo è il mio Corpo e questo è il mio Sangue del Nuovo Testamento, versato per molti in remissione dei peccati. giovedì Santo

30.08.2019 Stile e moda

). Nel Nuovo Testamento, il Signore stesso è la “vera Vite”, e Dio Padre è il vignaiolo, ma tutte le persone che sono con Cristo sono tralci di questa Vite ().
La coppa è un simbolo di unità e un simbolo di salvezza.
Pane e vino presi insieme corrispondono allo slavo “carne e sangue” e significano la natura psicofisica dell’uomo...

Nei tempi antichi, si credeva che quando una persona invita gli amici e consumano un pasto con la preghiera, il Divino fosse lì invisibilmente presente. Sacrificio e pasto si sono sempre fusi. E così Cristo ha istituito la tavola del Nuovo Testamento, ha concluso la Nuova Unione del Cielo e della terra con la Sua morte, che è stata indicata da questo pasto. E Lui ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Questo non è solo ricordo e ricordo, ma questa è l'Ultima Cena che si ripete eternamente. Lei è sempre con noi.

Quando alziamo il calice e il pane sul trono della Chiesa, significa che Cristo ritorna e ricomincia la notte dell'Ultima Cena. Ci connette gli uni con gli altri e ci connette con Se stesso. Il sacramento del pasto è il sacramento dell'unità con Dio e con gli uomini tra loro. Questo è ciò che significa “carne e sangue”.

prot. Alessandro Uomini

Perché Cristo ha scelto il pasto, il mangiare insieme, come forma di più stretta unità con i suoi seguaci? (Dopo tutto, la Liturgia è un pasto comune, solo estremamente semplificato).

Questo è un argomento importante: la teologia dell'Eucaristia, sulla quale ci sono eccellenti opere dell'archimandrita. , oh. , Al. Schmemann e altri. Ora vi chiedo di prendervi una pausa dal nostro “modo di mangiare” americanizzato, spesso frettoloso, e di prestare attenzione al fatto seguente. Il cristianesimo appare in Oriente, per questo è importante tenere conto della visione orientale del pasto: ogni pasto, soprattutto quello condiviso, è sacro. Cristo, come capo della comunità, ha benedetto il pane e il vino ad ogni pasto comune (come ogni capofamiglia). La stessa cosa accade durante l'Ultima Cena, ma ora Cristo spezza il pane - e lo chiama il suo Corpo, e il vino nel calice - il suo Sangue. Allo stesso tempo, lui stesso partecipa a questo pane eucaristico (questo non è un pezzo di carne separato da Lui!). E quando una persona mangia, quindi, in senso figurato, trasforma questo pane nel suo corpo. Quando le persone mangiano e bevono insieme in un incontro eucaristico, diventano parenti in carne ed ossa.

"Miracolo Lanchana"

Era l'VIII secolo dalla Natività di Cristo. Il Sacramento dell'Eucaristia è stato celebrato nella Chiesa di San Legontius nell'antica città italiana di Lanciano. Ma nel cuore di uno dei sacerdoti che quel giorno servirono la Liturgia, sorse improvvisamente il dubbio se il Corpo e il Sangue del Signore, nascosti sotto le spoglie del pane e del vino, fossero veri. Le cronache non ci hanno portato il nome di questo ieromonaco, ma il dubbio sorto nella sua anima divenne la causa del miracolo eucaristico, venerato ancora oggi.

Il prete scacciò i dubbi, ma questi ritornavano con insistenza ancora e ancora. “Perché dovrei credere che il pane cessa di essere pane e il vino diventa Sangue? Chi lo dimostrerà? Inoltre, esteriormente non cambiano in alcun modo e non sono mai cambiati. Probabilmente questi sono solo simboli, solo un ricordo dell'Ultima Cena: "

Nella notte in cui fu tradito, prese il pane: lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, gustate: questo è il mio corpo, che è spezzato per voi in remissione dei peccati». Allo stesso modo il calice, dicendo: «Bevetene tutti: questo è il mio sangue del Nuovo Testamento, versato per voi e per molti in remissione dei peccati».

Il sacerdote pronunciò con timore le sante parole del canone eucaristico, ma i dubbi continuavano a tormentarlo. Sì, Lui, l'agnello sacrificale, poteva con il Suo potere Divino trasformare il vino in sangue e il pane in Carne. Lui, venuto per volontà del Padre Celeste, ha potuto tutto. Ma se n'è andato molto tempo fa, lasciando questo mondo peccaminoso e donandogli le sue sante parole e la sua benedizione come consolazione: e, forse, la sua carne e il suo sangue? Ma è possibile? Il vero Sacramento della Comunione non è andato con Lui nel mondo celeste? La Santa Eucaristia non è diventata solo un rito e niente più? Il sacerdote ha cercato invano di riportare la pace e la fede nella sua anima. Nel frattempo ebbe luogo la transustanziazione. Con le parole della preghiera ha spezzato il Pane eucaristico, e poi è risuonato un piccolo grido di stupore. Sotto le dita dello ieromonaco, il pane spezzato si trasformò improvvisamente in qualcos'altro: non capì immediatamente cosa esattamente. E non c'era più vino nella coppa: c'era un liquido denso, scarlatto, che sembrava sangue. Il prete, stupito, guardò l'oggetto che aveva tra le mani: era una sottile fetta di carne, che ricordava il tessuto muscolare del corpo umano. I monaci circondarono il sacerdote, stupiti dal miracolo, incapaci di contenere il loro stupore. E confessò loro i suoi dubbi, che furono risolti in modo così miracoloso. Dopo aver terminato la santa liturgia, cadde silenziosamente in ginocchio e si immerse in una lunga preghiera. Per cosa ha pregato allora? Grazie per il segno dato dall'alto? Hai chiesto perdono per la tua mancanza di fede? Non lo sapremo mai. Ma una cosa è certa: da allora, nella città di Lanciano, per dodici secoli, sono conservati il ​​Sangue e la Carne miracolosi, che si materializzarono durante l'Eucaristia nella Chiesa di San Legontius (oggi San Francesco). La notizia del miracolo si diffuse rapidamente nelle città e nelle regioni vicine e file di pellegrini raggiunsero Lanciano.

Sono passati secoli e i meravigliosi doni sono diventati oggetto dell'attenzione degli scienziati. Dal 1574 furono effettuati vari esperimenti e osservazioni sul Santissimo Sacramento, e dall'inizio degli anni '70 iniziarono ad essere condotti a livello sperimentale. Ma i dati ottenuti da alcuni scienziati non hanno soddisfatto altri. Il professor Odoardo Linoldi, Facoltà di Medicina dell'Università di Siena, massimo esperto nel campo dell'anatomia, dell'istologia patologica, della chimica e della microscopia clinica, condusse ricerche con i suoi colleghi nel novembre 1970 e marzo 1971 e giunse alle seguenti conclusioni. Il Santissimo Sacramento, custodito a Lanciano fin dall'VIII secolo, rappresenta l'autentica Carne e Sangue umano. La carne è un frammento del tessuto muscolare del cuore; in sezione trasversale contiene il miocardio, l'endocardio e il nervo vago. È possibile che il frammento di carne contenga anche il ventricolo sinistro: questa conclusione può essere tratta dal notevole spessore del miocardio situato nei tessuti della carne. Sia la Carne che il Sangue appartengono allo stesso gruppo sanguigno: AB. Ciò include anche il Sangue ritrovato sulla Sindone di Torino. Il sangue contiene proteine ​​e minerali normali per il sangue umano percentuali. Gli scienziati hanno sottolineato in particolare: ciò che più sorprende è che la Carne e il Sangue si sono conservati per dodici secoli sotto l'influenza di agenti fisici, atmosferici e biologici senza protezione artificiale o l'uso di conservanti speciali. Inoltre il Sangue, essendo portato allo stato liquido, rimane idoneo alla trasfusione, avendo tutte le proprietà del sangue fresco. Ruggero Bertelli, professore di anatomia umana normale all'Università di Siena, svolse ricerche parallelamente a Odoardo Linoli e ottenne gli stessi risultati. In ripetuti esperimenti condotti nel 1981 utilizzando attrezzature più avanzate e tenendo conto dei nuovi progressi scientifici nel campo dell'anatomia e della patologia, questi risultati furono nuovamente confermati:

Secondo la testimonianza dei contemporanei del miracolo, il Sangue materializzato si coagulò successivamente in cinque palline di forma diversa, che poi si indurirono. È interessante notare che ciascuna di queste palline, presa separatamente, pesa quanto tutte e cinque insieme. Ciò contraddice le leggi elementari della fisica, ma questo è un fatto che gli scienziati non riescono ancora a spiegare. Riposto in un'antica coppa ricavata da un unico pezzo di cristallo di rocca, il sangue miracoloso è visibile agli occhi dei pellegrini e dei viandanti in visita a Lanciano da dodici secoli.

“È sorprendente che il Signore ti offra il suo corpo e il suo sangue come cibo e bevanda?

Chi vi ha dato la carne degli animali da Lui creati per cibo, alla fine ha dato Se stesso per cibo e nutrimento. Colui che ti ha nutrito con il seno di tua madre, Egli stesso infine si è impegnato a nutrirti con la sua Carne e il suo Sangue, affinché, come con il latte di tua madre assorbissi in te le proprietà conosciute di tua madre, del suo spirito, così con il Corpo e il Sangue di Cristo Salvatore lo assorbiresti in te stesso spirito e vita.

Oppure, come prima da bambino ti nutrivi di tua madre e vivevi di lei, del suo latte, così ora, cresciuto e divenuto peccatore, ti nutri del Sangue del tuo Datore di vita, affinché per questo tu sia vivere e crescere spiritualmente fino a diventare un uomo di Dio, un santo; insomma: affinché come allora eri figlio di tua madre, così ora sarai figlio di Dio, allevato, nutrito dalla sua Carne e dal suo Sangue, e inoltre dal suo Spirito - Carne e Sangue sono il suo spirito e vita - e diventi erede del Regno dei Cieli, per il quale tu e il creato per il quale anche vivi”.

Perché il Salvatore ha detto: “...Questo è il mio Corpo... Questo è il mio Sangue...”? In che senso è Corpo e sangue? Simbolicamente? Nel senso che il Sangue è simbolo dell'istituzione del Nuovo Testamento, e il pane spezzato è simbolo del Corpo sofferente dell'Uomo-Dio, spezzato dai tormentatori?

Non solo. Se così fosse, la Chiesa non direbbe mai che partecipiamo al Corpo e al Sangue vero, autentico. Noi, come battisti, testimonieremmo solo il ricordo di Cristo e del Suo sacrificio, ma non la vera unità con Cristo.

Ciò significa che l'Eucaristia è qualcosa di più. Ciò significa che il Salvatore nel Suo Sacramento conteneva un significato più grande di quello a cui siamo arrivati. Se ne parla in questa conversazione.

Ogni pasto è nutrimento umano grazie al consumo di cibo, una persona vive. Avendo creato il mondo e piantato piante (grano - pane, uva - vino), Dio le dà come cibo all'uomo (). Il cibo è vita. “Ma il significato, l'essenza, la gioia di questa vita non è nel cibo, ma in Dio, nella comunicazione con Lui” (protopres.). E così l’uomo si è allontanato da Dio, dalla vera vita, e attraverso l’uomo si è allontanato da Dio anche il cibo, cioè tutto il mondo creato. Dopo la Caduta, il Cibo non aiuta una persona ad ascendere a Dio: il cibo porta alla morte, alla decomposizione. Dov'è il cibo che riporterà una persona a Dio? Dov'è il cibo che ti soddisferà per sempre, dopo il quale il tuo stomaco non sarà vuoto dopo un po'? Questo è Gesù Cristo: “Gesù disse loro: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai sete”.

Molte volte nell'Antico Testamento Dio diede del cibo a persone che morivano di fame. Questa è la manna e le quaglie, date miracolosamente da Dio al popolo dopo essere fuggito dalla prigionia egiziana, durante le peregrinazioni del popolo nel deserto. Tutto questo è temporaneo, non c'è bisogno di aderire a tutto questo... Questo prefigura solo il vero cibo e la vera bevanda che appariranno nei prossimi tempi messianici, escatologici.

E questi tempi stanno arrivando. Tipi e speranze si realizzano in Gesù Cristo. Egli è il “pane della vita”, prima attraverso la Sua parola che proclama la vita eterna per coloro che credono in Lui (a), e poi attraverso la Sua carne e il Suo Sangue, dati in cibo e bevanda (Giovanni 6:51b–58).

Il Salvatore pronuncia le sue parole sull'Eucaristia dopo l'alimentazione miracolosa delle persone nel deserto (), contrapponendo così il Pane del Cielo al pane fisico e corruttibile ().

Gli interpreti notano che, menzionando l'Esodo (dalla prigionia egiziana), Cristo mette le sue azioni in linea con questi eventi, sacri per ogni israeliano. Da un lato, Egli sembra annunciare un nuovo Esodo (transizione ad una nuova vita, a nuova realtà), allude invece alla festa messianica, al pasto atteso dagli ebrei, che, secondo l'insegnamento dei profeti, arriverà quando il Signore scenderà sulla terra.

E inoltre, spiegando cosa sono in realtà questi veri cibi e bevande, Cristo dice che questo è il Suo Corpo e il Suo Sangue: Lui stesso. Non simboleggia il pane e il vino: è una somiglianza, un'immagine del Mio Corpo e del Mio Sangue. Comunica il pane e il vino eucaristico nuovo significato: “Questo è il mio corpo...”

Cristo è morto ed è risorto. La sua morte conduce alla Vita vera, che non ha fine (parole). Cristo risorto siede ora eternamente alla destra di Dio Padre, “avendo acquistato per noi la redenzione eterna” (), “essendo sempre vivo per intercedere per noi” ().

Ecco la chiave per comprendere la natura dell'Eucaristia cristiana. L'Eucaristia è un fatto sorprendente: è un anello che collega il nostro mondo ordinario, soggetto alle leggi della decadenza e della Morte, con il Sommo Sacerdote sempre vivo che è nel Mistero della Santissima Trinità. L'Eucaristia è un ponte gettato tra il mondo ordinario e creato (la sostanza del pane e del vino) e il mondo divino - la carne glorificata di Cristo risorto. È importante ricordare che noi non partecipiamo del Corpo di Cristo nella sua esistenza terrena, ma di quel Corpo del Dio-Uomo che ha assunto su di sé l'immagine di uno schiavo, che portava segretamente la Divinità, come qualcosa che solo occasionalmente si manifestava. per un momento (ad esempio, al momento della Trasfigurazione). Comunichiamo non con il Corpo morto che giaceva nella Tomba, ma con il Corpo nuovo, trasformato, risorto, glorificato! Prendiamo parte al Corpo e al Sangue, che sono passati a una nuova categoria di essere glorificata. Partecipiamo al Corpo portatore di spirito di Cristo, “non smaterializzato, ma completamente animato dalle energie dello Spirito” (Olivier Clément).

È ancora più corretto dire che prendiamo parte al Corpo che è passato verso il Cielo, verso la divinizzazione. Questo stesso Corpo giaceva in una mangiatoia, e i Magi lo adorarono; questo Corpo fu trafitto da una lancia, morì e fu deposto nel Sepolcro. E questo stesso Corpo fu risuscitato e ascese al Padre. Prendiamo parte a Lui.

Entrare in comunione con Cristo significa connettersi alla vita divina, l'unica vera vita eterna, non prendere la comunione - essere nella dimensione di un mondo caduto, transitorio, in decomposizione. "Se non mangi la carne del Figlio dell'uomo e non bevi il suo sangue, non avrai la vita in te" (). E «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (v. 56).

“Che cosa significa [condurre alla vita eterna]? Nient'altro che questo Corpo glorioso, che si è rivelato più forte della morte, ed è diventato per noi fonte di vita. Come una piccola quantità di lievito viene mescolata a tutta la pasta, così il Corpo elevato da Dio all'immortalità, entrando nel nostro corpo, lo cambia e lo trasforma completamente nella propria Essenza” (S.).

È stato indicato sopra che il Salvatore ha fatto coincidere la celebrazione della Cena con la cena di Pasqua. Il significato del pasto pasquale è l'esodo dalla prigionia alla libertà. Ma questa transizione, la Pasqua dell'Antico Testamento, è solo un'immagine, un'ombra della prossima Pasqua messianica: la transizione verso una nuova vita con Dio.

Il Salvatore, con la Sua processione al Golgota, fino alla morte, realizza la vera Pasqua: il passaggio alla vita (ottenuta attraverso la Risurrezione), a una nuova esistenza glorificata. E Cristo introduce tutti i credenti a questa Pasqua, a un nuovo modo di esistere. Il Corpo e il Sangue donati da Lui nell'Eucaristia non sono un'immagine, non un simbolo di una nuova realtà, sono la realtà stessa del mondo escatologico in cui Cristo vive. L'Eucaristia consente a una persona, completamente immersa nel nostro mondo fisico, di prendere parte a un'altra realtà celeste, di entrare in contatto vivo, unità con il Corpo glorificato e risorto del Signore Gesù Cristo, il Corpo ora situato nel Mistero della Santissima Trinità . Quando i discepoli, che ascoltarono il sermone del Salvatore sulla comunione del Suo Corpo e Sangue, furono imbarazzati da ciò che udirono, Gesù, “sapendo in se stesso che i suoi discepoli mormoravano... disse loro:... E se vedeste il Figlio dell’uomo ascenderà dov’era prima?” (). Lì... Lui è lì, ma anche qui, sotto le sembianze del vino e del pane.

Cosa avviene nel Mistero dell'Eucaristia quando una persona accoglie in sé il Vero Corpo e il Vero Sangue del Signore Gesù Cristo che ha sofferto per noi, è morto, è risorto e si è glorificato?

Archimandrita asceta moderno, allievo del Ven. , scrive che attraverso l'unione nell'amore con la Divina Ipostasi (Personalità) del Figlio Unigenito, diventiamo come Lui, otteniamo l'opportunità di realizzare le nostre immagini e somiglianza con Lui e "siamo adottati dal Padre Celeste per secoli infiniti".

Sulla croce, all’ultimo momento, Cristo esclama: “Tutto è compiuto”. La profondità dei pensieri del Signore ci è sconosciuta, ma sappiamo che allora ebbe luogo un grande cambiamento in tutta l’esistenza cosmica. Questo “è compiuto” si riferisce al Concilio eterno nel profondo della Santissima Trinità, di cui parla in parte l'Apocalisse a noi donata. Per noi ciò che aspettiamo nella speranza da Dio non si è ancora pienamente realizzato. Continuiamo a vedere con allarme “gli attuali cieli e la terra come contenuti dalla parola creativa di Dio, come preservati per il giorno”. Ultimo Giudizio e la distruzione degli empi..." (archim. .

Per noi, questo mondo si sta ancora muovendo verso la fine della storia, l'Anticristo sta arrivando, il Giudizio e l'incenerimento di Satana e del peccato sono avanti, quando “la morte e l'inferno saranno gettati nello stagno di fuoco” (). Per noi questo è avanti, ma la Divina Liturgia, l'Eucaristia, introducendoci nell'eternità beata, nel Regno dei Cieli, contiene già tutti questi eventi, come se fossero passati. Ecco perché durante la liturgia, pregando, il sacerdote a nome dei credenti pronuncia parole misteriose ma belle: “Ricordandoci di questo comandamento salvifico e di tutto ciò che è stato per noi: la croce, il sepolcro, la risurrezione di tre giorni, l'ascensione al cielo, seduto alla destra, la seconda e gloriosa venuta..."

Cosa possiamo davvero ricordare di ciò che sappiamo? Attraverso? - SÌ. La tomba, la Resurrezione di tre giorni, l’ascensione del Salvatore al Cielo, seduto alla destra del Padre? - ciò è avvenuto davanti agli occhi di coloro ai quali ci affidiamo; possiamo dire che nell'esperienza di fede ne siamo testimoni. Ma possiamo dire che commemoriamo la passata “seconda e gloriosa venuta” di Cristo? La liturgia, che collega il nostro mondo presente con l'eternità, con il Regno dei cieli, dice che è possibile dirlo.

La liturgia distrugge il nostro tempo. Sarebbe più esatto dire che lei lo trasforma. Proprio come la natura risorta di Cristo viene trasformata e spiritualizzata, così il nostro tempo nell'Eucaristia diventa diverso.

Nel momento dell'Eucaristia siamo partecipi dell'Ultima Cena, nella quale è stato istituito il Sacramento, siamo interlocutori con gli apostoli (“La tua Ultima Cena è oggi (cioè oggi), accettami come partecipe”) e nel allo stesso tempo siamo testimoni del Regno dei Cieli venuto dopo la seconda venuta di Cristo. La liturgia ci permette di prendere parte a un ordine di cose diverso, già ultraterreno, di diventare partecipi del flusso divino del tempo e della vita divina. "A chi vince darò di sedere con me sul mio trono, proprio come anch'io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono" ().

Quindi è successo questo. L'Eucaristia è la contemplazione di Dio, la comunione con Dio, l'ingresso nella comunione con Dio - attraverso l'unità con Cristo, il suo Corpo e Sangue.

E occorre menzionare un altro aspetto della teologia eucaristica. «Come questo pane spezzato, un tempo sparso lungo i pendii, fu raccolto per formarne uno solo, così la tua Chiesa è raccolta nel tuo Regno da tutti i confini della terra», scrive l'autore della Didachè nel secondo secolo dopo la Natività di Cristo. .

“Quando il Signore chiamò il pane, composto da tanti chicchi riuniti insieme, suo Corpo, in tal modo indicò l'unità del nostro popolo. Quando chiamò il vino spremuto da molti grappoli e acini in un'unica bevanda, il suo Sangue, indicò che il nostro gregge è formato da molte pecore riunite insieme», scrive il vescovo africano S. .

E un altro secolo dopo: “Uomini, donne, bambini, profondamente divisi rispetto alla tribù, alla nazionalità, alla lingua, allo status sociale, all'occupazione, al sapere, alla dignità, alla condizione... - tutti sono stati trasformati dalla Chiesa nello Spirito. A tutti la Chiesa impartisce egualmente la forma divina. Ognuno riceve un'unica natura, incapace di divisione, natura che permette di non tenere più conto delle numerose e profonde differenze tra le persone” (St.).

Quindi, l'Eucaristia in qualche modo misterioso unisce le persone. Unisce in modo tale che ognuno abbia il suo posto nella Chiesa, ognuno adempia il proprio ministero. E se pensiamo a come si può paragonare l'unità delle persone che si trova nella Chiesa, quello che ci viene in mente è... - un corpo, un corpo ordinario, in cui ciascuno dei suoi membri è prezioso, ciascuno è al suo posto. .. E Sacra Bibbia, e la Sacra Tradizione testimoniano all'unanimità che mediante l'Eucaristia siamo uniti in Cristo in un solo corpo, e questo corpo è il Corpo di Cristo. “Attraverso l'Eucaristia la comunità è integrata nel Corpo di Cristo” (), attraverso la Liturgia diventiamo tutti uno per Cristo e in Cristo.

E questa affermazione teologica non è un prodotto dei secoli successivi, è l'affermazione originaria della Chiesa antica. App. Paolo, che insisteva nel trasmettere ai suoi discepoli ciò che aveva ricevuto “dal Signore stesso” (), ritorna costantemente sul tema che la Chiesa è il Corpo di Cristo. E noi credenti formiamo questo Corpo.

La definizione della Chiesa come Corpo di Cristo è importante anche perché dà un'idea della natura della vita interna della Chiesa. Proprio come un corpo ordinario con la sua crescita, nutrizione, metabolismo, la stessa cosa accade con la Chiesa come Corpo di Cristo: proprio come un corpo ordinario cresce e aumenta, così il Corpo di Cristo viene creato (), crea un ritorno () . Come nel corpo ogni membro ha una propria finalità peculiare, al servizio dell'insieme, così il Corpo della Chiesa è composto e unito nella misura dall'azione di ciascun membro (). Come scrisse un notevole pensatore dell'inizio del XX secolo, professore all'Accademia teologica di San Pietroburgo:
«Tutti i cristiani sono uniti nel Signore e sono uniti in Lui fino all'inseparabilità... In questo senso formano una unione esterna, ma formano un tutt’uno, dove nelle diverse posizioni dei singoli membri si rivela il comune elemento funzionante della grazia di Cristo”. La Chiesa è un'unità che supera tutto ciò che è familiare alla nostra esperienza. Questa unità non si basa semplicemente sui legami familiari, di clan, sociali; questa unità è soprannaturale; unità di un organismo vivente. Ecco perché ap. Paolo ha usato tante volte la metafora: Cristo vive in te, Cristo vive in me (cfr ;). Come notato da p. , «una volta “innestati nella Chiesa”, i credenti non sono qualcosa di esterno ad essa. Essi vengono assimilati nel vero senso del Corpo di Cristo, divenendone le membra”. Questa unità e affinità di Cristo con i credenti è così stretta e reale che la sofferenza di Cristo deve essere la sofferenza della Chiesa, e la sofferenza della Chiesa e dei suoi membri (anche i più piccoli) è la sofferenza di Cristo... «Rimanete in me e io in te” () - il motto di questa realtà del Nuovo Testamento, donataci dall'incommensurabile amore di Dio.

Siamo ripetutamente convinti che sia le gioie che i dolori della Chiesa e di Cristo sono la stessa cosa. "Avete sentito", l'apostolo Paolo si rivolge ai cristiani di Galia, "che ho perseguitato crudelmente la Chiesa di Dio e l'ho devastata" (). E il Salvatore, apparendo a Paolo, non gli chiese: "Perché perseguiti i miei seguaci o i miei discepoli?...". Cristo chiese: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti..." Ascolta! Perché perseguiti Me, Me Stesso? Il Salvatore si identifica con i cristiani. La persecuzione dei suoi discepoli è la persecuzione di Cristo stesso. Ciò è ancora più chiaro e conciso nel Vangelo di Matteo, quando il Salvatore dice agli apostoli: “Chi riceve voi, riceve me...” (). Nello stesso Vangelo viene riportato un altro meraviglioso esempio in cui il Signore stesso si identifica con i credenti (membri del Corpo-Chiesa):
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti i santi angeli con lui, allora siederà sul trono della sua gloria e tutte le nazioni saranno raccolte davanti a lui; e separeranno gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; ed Egli metterà le pecore alla sua destra, e i capri alla sua sinistra. Allora il Re dirà a coloro che lato destro Il suo: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo: perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete vestito; ero malato e mi avete visitato; Ero in prigione e tu sei venuto da me. Allora i giusti gli risponderanno: Signore! quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? o agli assetati e ha dato loro da bere? quando ti abbiamo visto come un estraneo e ti abbiamo accettato? o nudo e vestito? Quando ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a te? E il re risponderà loro: «In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero straniero e non mi hanno accolto; ero nudo e non mi hanno vestito; ammalato e in carcere e non mi visitarono. Allora anche loro gli risponderanno: Signore! quando ti abbiamo visto affamato, o assetato, o straniero, o nudo, o malato, o in carcere, e non ti abbiamo servito? Allora risponderà loro: «In verità vi dico: come non l'avete fatto a uno di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». E questi andranno al tormento eterno, ma i giusti alla vita eterna” ().

COSÌ, Nuovo Testamento testimonia che la Chiesa non è solo una comunità di persone, radunate dalla potenza dello Spirito Santo, rafforzate e vivificanti dalla grazia dei Sacramenti. La Chiesa è la fusione delle persone in un unico organismo: il Corpo di Cristo; il luogo in cui i credenti ritrovano questa unità è l'Eucaristia. In Lui, in Cristo, non solo entriamo in comunione con Dio, siamo inclusi nella vita divina, ma ci uniamo anche gli uni agli altri.

San Giovanni Crisostomo

Oh, quanto è grande la cecità del traditore! Partecipando ai misteri rimase lo stesso e, godendosi il pasto terribile, non cambiò. Giovanni lo dimostra (Giovanni XIII,27) quando dice che dopo questo Satana è entrato in lui, non perché abbia trascurato il corpo del Signore, ma deridendo la sfacciataggine del traditore. Il suo peccato fu grande in due modi: sia perché si avvicinò ai misteri con tale disposizione, sia perché, avendo cominciato, non fu riportato in sé né dalla paura, né dalle buone azioni, né dall'onore. Cristo non glielo ha impedito, sebbene sapesse tutto, affinché tu sappia che non lascia nulla che serva alla correzione. Pertanto, sia prima che dopo, ha costantemente ammonito e trattenuto il traditore con parole, azioni, paura, minacce, onore e servizi. Ma niente lo proteggeva da una malattia crudele. Ecco perché Cristo, dopo averlo finalmente lasciato, attraverso i misteri ricorda nuovamente ai discepoli la sua morte, e durante la cena parla della croce, per rendere loro gradita la sua sofferenza attraverso frequenti predizioni. In effetti, se fossero imbarazzati dopo così tanti eventi e previsioni, allora perché non lo tollererebbero se non sentissero nulla del genere? E a quelli che mangiano il pane, spezzatelo. Perché Cristo ha celebrato questo sacramento durante la Pasqua? Affinché tu sappia da tutto che Egli è il legislatore dell'Antico Testamento e che ciò che è scritto in questo Testamento serve da prototipo degli avvenimenti del Nuovo Testamento. Per questo Cristo pone insieme all'immagine la verità stessa. La sera serviva come segno della pienezza dei tempi e del fatto che le cose stavano già giungendo al termine. E ringrazia, insegnandoci come deve essere celebrato questo sacramento; mostrando che va volontariamente a soffrire; istruendoci a sopportare le sofferenze con gratitudine e suscitando in noi buone speranze. Se l'immagine era la liberazione da una schiavitù così grande, quanto più la Verità libererà l'universo e si donerà per la salvezza della nostra natura. Ecco perché Cristo non ha istituito prima il sacramento, ma quando già era necessario abolire quanto prescriveva la legge. Abolisce la festa più importante degli ebrei, invitandoli a un'altra, terribile cena, e dice: Prendete, mangiate, questo è il mio corpo, che per tanto è stato spezzato(1 Cor. XI, 24). Come mai i discepoli non si sono vergognati quando hanno sentito questo? Perché Cristo aveva già detto loro molte cose importanti riguardo a questo sacramento. Perciò ora non dà più istruzioni al riguardo, poiché hanno già sentito abbastanza, ma mostra solo la causa della sofferenza, cioè la remissione dei peccati. E lo chiama il sangue della nuova alleanza, cioè la promessa, la proclamazione della nuova legge. Ciò era stato promesso fin dall'antichità e costituisce il nuovo patto. E come Vecchio Testamento aveva montoni e tori, così anche il nuovo ha il sangue del Signore. Con questo Cristo mostra anche che sopporterà la morte; perciò menziona il patto, e ricorda insieme il primo, poiché questo patto è stato rinnovato con il sangue. Inoltre, parla ancora del motivo della sua morte: che è versato per la remissione dei peccati di molti, e aggiunge: fate questo in memoria di Me(Luca 22:19) Vedi come Cristo rifiuta e si allontana dalle usanze ebraiche? Come avete celebrato la Pasqua, dice, in ricordo dei miracoli avvenuti in Egitto, così celebrate questo sacramento in memoria di me. Il sangue dell'Antico Testamento fu versato per la salvezza dei primogeniti, e questo sangue è versato per la remissione dei peccati del mondo intero: questo è il mio sangue, Lui dice, versato per la remissione dei peccati. Lo ha detto anche per mostrare che la sofferenza e la croce sono un sacramento, e con questo ancora per confortare i discepoli. E come disse Mosè: Possa questo essere ricordato per te per sempre(Es. III, 15), così dice Cristo: nella mia memoria, fino al momento in cui arriverò. Perciò dice anche: con voglia di mangiare questa Pasqua(Lc XXII, 15), cioè darvi nuove norme e darvi la Pasqua, per rendervi per mezzo di essa spirituali. E lui stesso bevve dal calice, affinché i discepoli, udendo ciò, non dicessero: che cos'è, beviamo sangue e mangiamo carne? - e non ne erano imbarazzati. (Dopotutto, quando Cristo ne parlò, molti furono tentati proprio da quelle parole). Quindi, affinché i discepoli non rimanessero in imbarazzo anche allora, Lui stesso fu il primo a fare questo, incoraggiandoli a cominciare a prendere parte ai misteri senza imbarazzo. Fu per questo scopo che bevve il proprio sangue. Che cosa? Non si dovrebbe forse dire che si dovrebbero celebrare sia i sacramenti antichi che quelli nuovi? Non c'è modo. Ecco perché Cristo disse: Fai questo discostarsi dall'antico. Se il nuovo sacramento concede la remissione dei peccati – e lo fa davvero – allora quello antico è già superfluo. Pertanto, come avvenne presso gli ebrei, anche qui Cristo unì il ricordo di una buona azione al sacramento, e con questo tappa le labbra degli eretici. Quando dicono: come sappiamo che Cristo si è sacrificato? - allora noi, oltre ad altre prove, chiudiamo loro la bocca con i sacramenti stessi. Se Gesù non è morto, allora cosa simboleggiano i sacramenti?

Vedi quanto Cristo si preoccupava che ricordassimo sempre che è morto per noi? Da quando sono comparsi i seguaci di Marcione, Valentino e Manes, rifiutando questa costruzione della salvezza, Egli ricorda costantemente la sofferenza attraverso gli stessi sacramenti, affinché nessuno venga ingannato, e così con questo pasto sacro salva e, allo stesso tempo, istruisce , perché questo sacramento è il fondamento del bene. Ecco perché Paolo lo menziona spesso.

Conversazioni sul Vangelo di Matteo.

San Cirillo d'Alessandria

Dopo che Giuda se ne fu andato, il Salvatore insegnò agli undici [discepoli] il sacramento della salvezza. Infatti, poiché poco dopo Cristo era destinato, risorto insieme alla sua stessa carne, a salire al Padre, affinché noi avessimo la sua presenza corporale (infatti senza la presenza di Cristo è impossibile che l'uomo si salvi e ottenga liberati dalla morte e dal peccato se non c'è Vita con noi), Egli ci ha dato la nostra Corpo E Sangue(Matteo 26:28) affinché attraverso loro il potere della corruzione fosse spezzato, Egli ha abitato le nostre anime con lo Spirito Santo, siamo diventati partecipi della santificazione e siamo stati chiamati persone celesti e spirituali.

Giusto Giovanni di Kronštadt

Arte. 26-28 Mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo». Poi, preso il calice e rendendo grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo Testamento, versato per molti in remissione dei peccati».

Parole: Prendete, mangiate: questo è il mio Corpo, e bevetene tutti, perché questo è il mio Sangue.- divino: sono l'essenza dello spirito e l'essenza del ventre(Giovanni 6:63). Solo il Creatore, che si è degnato di prendere su di sé la nostra carne, poteva dirlo: in essi si vede l'amore indicibile e la stessa desiderio vita beata all'umanità decadente e sofferente del peccato, il desiderio di accoglierla nella Sua unità, di renderla partecipe della Sua natura Divina. Umano! Comprendi quanto sono elevate queste parole!

Diario. Volume II. 1857-1858.

Blzh. Gironimo di Stridonskij

Arte. 26-28 Mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo». Poi, preso il calice e rendendo grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo Testamento, versato per molti in remissione dei peccati».

Dopo aver celebrato la Pasqua, che ha il significato di prototipo, e dopo aver mangiato la carne dell'agnello insieme agli apostoli, prende il pane - che fortifica il cuore umano - e fa il passaggio al vero rito sacro della Pasqua in per presentare il suo vero corpo e il suo sangue, come fece Melchisedek, il sacerdote dell'Iddio altissimo, portando il pane e il vino come sua figura (Gen 14,18). Nel Vangelo di Luca leggiamo a quali discepoli preparò due calici: un calice del primo mese e l'altro del secondo, affinché colui che non poteva mangiare un agnello nel primo mese tra i santi mangerà un capro in il secondo mese tra i penitenti.

Blzh. Teofilatto della Bulgaria

E mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo».

Espressione: "mentre stavano mangiando" l'evangelista aggiunse per mostrare la disumanità di Giuda: se fosse stata una bestia, anche allora avrebbe dovuto ammorbidirsi, perché mangiò un solo cibo da un pasto, e nel frattempo, anche se era stato condannato, non venne ai suoi sensi; Inoltre, anche dopo aver preso parte al corpo di Cristo, non si pentì. Tuttavia, alcuni dicono che Cristo insegnò i Misteri ai Suoi discepoli quando Giuda se ne andò. Anche questo ci conviene fare, cioè allontanare i malvagi dai Misteri Divini. Nell'intento di spezzare il pane, il Signore rende grazie sia per insegnarci a offrire il pane con rendimento di grazie, sia per mostrare che Egli accetta con gratitudine la rottura del suo corpo, cioè la mortificazione, e non se ne indigna come qualcosa di involontario. ; Infine, rende grazie perché anche noi possiamo accogliere con gratitudine i Misteri di Cristo. A proposito di: “Questo è il mio corpo”, mostra che il pane consacrato sull'altare è il corpo stesso di Cristo, e non la sua immagine, poiché Egli non ha detto: "questa è l'immagine", ma “Questo è il mio corpo”. Il pane si trasforma con un'azione inspiegabile, anche se ci appare pane. Poiché siamo deboli e non oseremmo mangiare carne cruda e carne umana, ci viene insegnato il pane, sebbene in realtà sia carne.

Interpretazione del Vangelo di Matteo.

Origene

Arte. 26-27 Mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo». Poi, preso il calice e rese grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti».

Questo pane, che Dio Parola chiama il suo Corpo, è la parola che nutre le anime, la parola che viene dalla Parola di Dio, e il pane dal pane del cielo, che è stato posato sulla tavola, di cui è scritto: Hai preparato davanti a me una tavola contro coloro che mi opprimono.(Sal 22:5) . E questa è la bevanda che Dio la Parola chiama Sua Sangue, c'è anche una parola che irriga e inebria chiaramente il cuore di chi beve, ed è nel calice della quale è scritto: E la tua tazzina inebria nel migliore dei modi. E questa bevanda è il frutto della vera Vite, che dice: Io sono la vera vite(Gv 15,1), e il sangue di quell'Uva, che fu mandato nel torchio della sofferenza e produsse questa bevanda. Anche pane c'è la parola di Cristo, fatta da quel grano che, cadendo nel terreno(Giovanni 12:24), porta un sacco di frutta(Giovanni 15:5). Egli infatti non chiamò suo Corpo quel pane visibile agli occhi, che Dio Verbo teneva nelle sue mani, ma il Verbo, nel mistero del quale quel pane doveva essere spezzato. E quella bevanda visibile Egli non la chiamò Sangue, ma Parola, nel mistero della quale quella bevanda doveva essere versata.

Allora, se anche noi vogliamo ricevere il pane della benedizione da Cristo, che abitualmente lo dona, andiamo in città, alla casa di un certo uomo, dove Gesù crea Pasqua con i miei studenti(Matteo 22:18) che glielo preparò secondo le sue istruzioni, e saliamo al piano superiore della casa, grande, coperto e cucinato dove, prendendo il Padre prese il calice e rese grazie. Lui serve loro che è salito con Lui, dicendo: Bevi, perché questo è il mio sangue del nuovo testamento(Matteo 22:28) . È bevuto e versato: è bevuto dai discepoli, e riversato nella remissione dei peccati commesso da coloro dai quali viene bevuto e versato. Se chiedi come viene versato, guarda cosa c'è scritto a riguardo: L'amore di Dio si è riversato nei nostri cuori(Romani 5:5). Se Sangue dell'Alleanza riversato nei nostri cuori per la remissione dei peccati nostro, allora grazie a questa effusione del Sangue destinato ad abbeverarsi nei nostri cuori, tutti i peccati da noi precedentemente commessi vengono abbandonati e distrutti. E Lui stesso, il quale, accettato il calice, dice: Bevi da tutto mentre beviamo, non ci lascia, ma lo beve con noi (poiché dimora in ogni persona), perché noi soli, senza di Lui, non possiamo mangiare di quel pane, né bere del frutto di questa vera vite. E non stupitevi che Lui stesso sia pane e mangia pane con noi, e che Lui stesso beva del frutto della vite e lo beva con noi. Perché la Parola di Dio è onnipotente ed è chiamata nomi diversi ed è innumerevole secondo la moltitudine delle potenze, poiché egli stesso è ogni potenza.

Commento al Vangelo di Matteo.

Evfimy Zigaben

A coloro che mangiavano, Gesù prese il pane e lo benedisse, spezzandolo, dandolo ai discepoli e dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo.

Dopo aver gustato la Pasqua legittima, si misero a sedere e continuarono la cena, come sopra si è detto; poi Gesù Cristo, alzatosi, lavò i piedi ai discepoli, come disse Giovanni (13:4), e di nuovo si sdraiarono e mangiarono; Dopodiché insegnò ai discepoli l'Ultima Cena. Mentre mangiavano, dice Matteo, Gesù Cristo, prendendo naturalmente il pane, quello che gli stava davanti, o l'altro che allo stesso tempo giaceva davanti a Lui, come davanti al Maestro, lo spezzò, cioè. si ruppe in pezzi. E glielo diede. Luca (22:19), scrivendo: questo è il mio corpo, ha aggiunto: te lo diamo noi, cioè. consegnato a morte. Ha lodato sia davanti al pane che davanti al calice, insegnandoci a rendere grazie per un sacramento così grande che è stato compiuto a beneficio della nostra natura. Se la macellazione dell'agnello rappresentativo garantì agli ebrei sia la liberazione dalla distruzione che la libertà dalla schiavitù, allora ancora di più la macellazione del vero Agnello concesse ai cristiani. Con questo, Gesù Cristo mostra che va volontariamente a soffrire e, inoltre, ci insegna a lodare per tutto, qualunque cosa sopportiamo. Proprio come gli artisti disegnano linee sulle loro tavole, disegnano ombre, disegnano con colori e danno immagini diverse, così Gesù Cristo durante il Suo pasto disegnò una Pasqua rappresentativa, che serviva solo come ombra, e aggiunse quella vera, che serviva da compimento. Poiché la macellazione dell'agnello legale serviva da prototipo della macellazione dell'agnello razionale, allora, ovviamente, l'ombra doveva scomparire completamente con l'apparizione del sole e il tipo doveva essere rimosso con l'avvento della verità. Questo sacramento si chiama anche comunione, perché prendiamo parte a questi santuari, e comunione, perché attraverso di esso comunichiamo con Cristo e tra noi, diventiamo parte del Corpo di Cristo e membra gli uni degli altri. Ciò che viene ricevuto non decade né esplode, ma passa nell'essere stesso di chi lo riceve. E come non diventa un altro corpo e sangue, diverso dal corpo e sangue del ricevente, così esattamente affermiamo che non è un altro corpo e sangue, diverso dal Corpo e sangue del Signore: questo è lì, parla, Il mio corpo e di nuovo: questo è il mio sangue(Matteo 22:28) . Discorso misterioso! – Anche se Basilio Magno le chiamava anti-immagini, ma prima della santificazione e della ricezione della grazia. Guarda come da naturali diventano soprannaturali. Mangiare il pane offerto e bere il vino sono naturali, ma la loro efficacia e forza sono soprannaturali. Prima ha lavato i piedi ai discepoli, e poi li ha resi partecipi di questo Sacramento, affinché sapessimo che dobbiamo prima purificarci e poi comunicarci. Isaia (6:6) vide il carbone; e questo non è solo un albero, ma un albero bruciato. Similmente il carbone di questo Sacramento santifica i degni e brucia gli indegni, poiché il fuoco ha un duplice effetto; brucia attraverso la punizione e la distruzione.

Interpretazione del Vangelo di Matteo.

Lopuchin A.P.

E mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo».

(Marco 14:22; Luca 22:19; 1 Cor. 11:23-24). Dalla nostra precedente presentazione risulta chiaro che Giuda non ha partecipato alla celebrazione del sacramento dell'Eucaristia. A questo tendono i messaggi di Matteo, Marco e Giovanni, e quest'ultimo non parla affatto dell'istituzione del sacramento, sebbene il suo racconto nel capitolo 6 sia di carattere eucaristico. Se accettiamo l'ordine degli eventi descritto da Luca, dovremo consentire a Giuda di partecipare al sacramento. Ma in questo caso saremo costretti a distinguere due momenti distinti nell'istituzione del sacramento, separati tra loro da un intervallo più o meno lungo, e cioè: dopo Lc. 22:19 direttamente (per armonizzare il racconto di Luca con il racconto degli altri evangelisti) inserisce 22:21-23, e solo dopo questo racconto 22:20, che parla della consegna del calice. In generale, è impossibile determinare l'ora dell'istituzione del sacramento durante l'Ultima Cena. Le norme rabbiniche sul consumo dell'agnello pasquale, esposte nel trattato talmudico Pesachim, sono così confuse da non poter fornire alcun aiuto per risolvere la questione. C'è sempre qualcosa nei racconti degli evangelisti che non può essere pienamente spiegato. Anche qui gli scrittori ecclesiastici forniscono poco servizio all’esegeta. Le contraddizioni che hanno espresso riguardo alla questione se Giuda abbia partecipato o meno al sacramento privano la loro testimonianza di quasi ogni significato, che, tra l'altro, risale a un periodo troppo tardo, quando l'esatto ordine degli eventi era loro noto tanto quanto quanto a noi. Giovanni Crisostomo, insieme a molti altri, credeva che Giuda partecipasse all'Eucaristia.

“Oh, quanto è grande la cecità del traditore! Partecipando ai misteri, rimase lo stesso e, gustando il terribile pasto, non cambiò”. Allo stesso tempo, Giovanni Crisostomo ammette qualche inesattezza, che però non cambia il senso di quanto detto, attribuendo a Luca quanto detto in Giovanni (14,27). “Luca lo mostra quando dice che dopo questo Satana entrò in lui (Giuda), non perché disprezzasse il corpo del Signore, ma schernendo la sfacciataggine del traditore. Il suo peccato fu grande in due modi: sia perché si avvicinò ai misteri con tale disposizione, sia perché, avendo cominciato, non fu riportato in sé né dal timore, né dalle buone azioni, né dall'onore.

Girolamo: “Dopo la Pasqua di trasformazione e quando (Giuda) mangiò carne di agnello con gli apostoli, accettò il pane”.

Ma Ilario afferma direttamente che Giuda corpus Christi non sumpsit (non accettò il corpo di Cristo). Tra gli esegeti più nuovi, molti ritengono più probabile la partenza di Giuda davanti al sacramento della comunione che la sua presenza. È vero, i meteorologi non parlano della partenza di Giuda la sera; ma in Matt. 26:47; Mc. 14:43; OK. Si presume che la rimozione delle 22:47 sia certa. Se Giuda se ne fosse andato alla fine della cena, allora, come giustamente notato, non avrebbe avuto il tempo di portare la folla. Quindi, tra le due possibilità, se Giuda abbia partecipato o meno alla cena, dobbiamo dare la preferenza a quella che non ha partecipato; Ciò è confermato da diverse altre considerazioni.

Parole di Cristo (Giovanni 13:31-32) “Ora il Figlio dell’uomo è glorificato” e così via, pronunciate durante la cena, potrebbero indicare indirettamente l'irrevocabilità della decisione di Giuda di tradirlo e servire da introduzione all'istituzione di un nuovo sacramento.

“Cristo ha iniziato la sua attività con il battesimo e si è conclusa con la comunione”. Bisogna pensare che il sacramento è stato istituito dopo la Pasqua ebraica e ha avuto con essa un collegamento solo cronologico. Non si può supporre che anche gli antichi riti fossero rigorosamente osservati al tempo di Cristo, tanto meno che Cristo si sia conformato ad essi nell'istituzione dell'Ultima Cena. La frazione del pane azzimo quando si mangiava l'agnello pasquale era assegnata all'ospite della cena, e potrebbe darsi che il Salvatore stesso spezzasse questo pane e lo distribuisse ai discepoli. Ma, come pensano, non tutto il pane fu spezzato, ma solo la metà, e l'altra metà (afikomon) rimasta sul tavolo fu la questione durante l'istituzione del sacramento del Nuovo Testamento. Questa ipotesi è molto dubbia. L'uso di "afikomon" non si riferisce a un periodo antico, ma a un periodo successivo, quando, dopo la distruzione del tempio, cessò l'usanza ebraica di macellare l'agnello pasquale. C'era una legge secondo cui dopo aver mangiato l'agnello non si doveva mangiare nient'altro fino a mezzanotte. Forse su questa base dovremmo supporre che la cena originaria fosse tutta dell'Antico Testamento e della Pasqua; e poi il Nuovo Testamento fu completato dopo la mezzanotte. È incredibile che Cristo abbia lasciato l'afikomon per una nuova cena. Almeno, di questo non c'è alcuna indicazione nei Vangeli. È noto che con l'inizio della Pasqua iniziava la festa dei pani azzimi e che gli ebrei non dovevano mangiare nulla di acido, rimuovendolo dalle loro case e bruciandolo in anticipo. Se è così, allora dobbiamo supporre che Cristo lo abbia fatto il sacramento della comunione sui pani azzimi. Questo è accettato dalle chiese cattolica romana e protestante.

Ma, d'altra parte, non c'è motivo di pensare che l'istituzione dell'Eucaristia, in alcuno dei suoi punti, fosse contigua alla Pasqua ebraica. La Cena di Pasqua dell'Antico Testamento era completamente terminata quando fu istituita una nuova Pasqua, che avrebbe dovuto sostituire quella vecchia. Non c'è motivo di pensare che se la festa della Pasqua ebraica (di una settimana) fosse chiamata la Festa dei Pani Azzimi, allora gli ebrei non mangiassero altro che loro. Ciò non accade nemmeno adesso. Chiamiamo Pasqua l'intera settimana di Pasqua; ma questo non vuol dire che durante tutta la settimana mangino solo Pasqua e dolce pasquale. Allora sarebbe potuto succedere qualcosa di simile. È incredibile che durante tutta la settimana di Pasqua gli ebrei mangiassero solo pane azzimo. I compilatori del Talmud comprendono che anche l'acqua può essere un oggetto “aspro” (vedi trattato “Pesachim”), e, tuttavia, non è possibile permettere che venga completamente ritirata dall'uso durante l'intera Pasqua ebraica. Anche durante il consumo dell’agnello pasquale si consumava del vino (un’usanza successiva, non originaria dell’Antico Testamento), che, senza dubbio, era “aspro”. Nella successiva pratica ecclesiale più vicina al tempo di Cristo, quando si celebrava il sacramento della comunione, senza dubbio, non veniva usato il pane azzimo. È impossibile provare in alcun modo che, incontrando i discepoli sulla via di Emmaus, Gesù Cristo, anche durante la settimana di Pasqua, prese il pane azzimo e lo diede ai discepoli (Lc 24,30). L'apostolo Paolo celebrò l'Eucaristia su una nave durante una tempesta (Atti 27:35), e non si può pensare che per questo scopo gli fosse preparato non il pane comune, ma il pane azzimo.

Quindi, ci sono prove che mostrano, almeno, quale tipo di pane usare per il sacramento, azzimo o acido, proprio all'inizio della storia Chiesa cristiana era considerata una questione di indifferenza. Alcuni fanno derivare la parola άρτος (pane) da άρω - apto, compingo - aggiusto, allego, connetto, ecc. Ma, in primo luogo, l'esistenza di un tale verbo in greco è dubbia; e, in secondo luogo, anche se esistesse, la produzione di άρτος da lui sarebbe dubbia. È meglio produrre da αίρω - rilancio, anche se non si può garantire completamente l'accuratezza di tale produzione. Ma, in ogni caso, gli evangelisti distinguono chiaramente άρτος da άζυμος (άζυμος) che è, appunto, un aggettivo. In Filone troviamo άρτος άζυμος; nell'espressione τα άζυμα non possiamo significare άρτοι, e questa differenza si basa, a quanto pare, sulla differenza tra questi due termini presso gli ebrei. Gli ebrei chiamavano il pane azzimo pane azzimo, plurale Mazzot, ma pane qualunque lechem, qualsiasi cibo in genere, vettovaglie e pane di presentazione, che probabilmente non erano pani azzimi (anche se le espressioni bibliche al riguardo non sono chiare). Nel tradurre in ebraico il versetto 26 di Matteo, in nessun caso l'ebraico potrebbe essere sostituito da άρτος pane azzimo- pane azzimo.

Tanto domanda più importante sul significato stesso delle parole pronunciate da Cristo: “Questo è il mio corpo" La questione ha dato origine ad una vasta letteratura e, naturalmente, non possiamo qui riassumere almeno brevemente tutti i dibattiti su questo tema. La discussione su di esso è un argomento teologia dogmatica, e rimandiamo il lettore ai lavori su questa scienza. Cercheremo solo di presentare l'essenza della questione dal lato esegetico con la massima concisione possibile.

I protestanti, come sappiamo, rifiutarono la dottrina cattolica (e ortodossa) della transustanziazione del pane e del vino e sostituirono questa parola con il termine “coesistenza” (consubstantiatio e inconsubstantiatio), ovvero la presenza di Cristo in, cum e sub rapé. Per giustificare un simile insegnamento, molti studiosi protestanti cercarono di dimostrare che in aramaico, in cui le parole furono originariamente pronunciate da Cristo: “Questo è il mio corpo” E “Questo è il mio sangue”(Matteo 22:28) c'è un filo del fascio; in greco non significa che, anzi, il pane e il vino siano il corpo e il sangue di Cristo, e il verbo εστί serve solo da collegamento tra soggetto e predicato. Con questa interpretazione è stato possibile dare alle parole di Cristo solo un significato simbolico, cioè Cristo ha voluto dire che il pane e il vino servono solo come simboli o segni del Suo corpo e sangue. Questo insegnamento dei protestanti appariva come una protesta contro gli insegnamenti medievali sulla transustanziatio. Senza entrare in uno studio dettagliato dell'intera questione, ci limiteremo a sottolineare il fatto che il cattolico e Insegnamento ortodosso sulla transustanziazione (transubstantiatio) era estraneo alla chiesa cristiana originaria, e questo termine apparve solo nel Medioevo. Ma questo non significa che sia nella chiesa cristiana originaria che per molto tempo il pane e il vino fossero considerati solo simboli del corpo e del sangue di Cristo. Anche gli eretici, per non parlare degli ortodossi, si ribellarono a tale insegnamento. Così, Teodoro di Mopsuete scrive: μου, "αλλά τοΰτό εστί το σώμα μου και το αίμα μου (non disse: questo è un simbolo del mio corpo e del mio sangue, ma questo è il mio corpo e il mio sangue). Che le parole di Cristo fu inteso in questo e in nessun altro senso dalla chiesa antica che si possa rintracciare molti secoli dopo l'ascensione di Cristo. Abbiamo trovato un'eccezione solo in Origene, al quale l'idea della transustanziazione era apparentemente estranea pane visibile che (Gesù Cristo) teneva nelle sue mani, che Dio chiamò il Verbo suo corpo, ma la parola nel cui sacramento questo pane fu spezzato, e non chiamò questa bevanda visibile suo sangue, ma la parola nel cui sacramento questa bevanda era versato. Per il corpo di Dio, il Verbo, o sangue, che altro può significare se non la parola che nutre e la parola che produce gioia?

Ma se, in assenza di un termine speciale transustanziatio, gli antichi scrittori della chiesa riconoscevano il pane e il vino come il corpo e il sangue di Cristo, allora cosa significava? Che significato hanno avuto le parole di Cristo stesso nell'istituire il sacramento? Come possono il pane e il vino essere trasformati o transustanziati nel corpo e nel sangue di Cristo? In risposta a queste domande, diciamo innanzitutto che né Gesù Cristo stesso né i suoi apostoli hanno spiegato come ciò avvenga. Ma non c'è dubbio che, insegnando il pane e il vino, Cristo stesso considerò veramente tutti come suo corpo e suo sangue; nessun'altra interpretazione è possibile se presti attenzione al significato diretto delle Sue parole e non indulgi nelle sottigliezze della teologia medievale o di qualsiasi altra teologia. Non riusciamo a capire come ciò avvenga, è un mistero; Né possiamo spiegare il significato delle parole di Cristo con la loro stessa essenza. Il termine consubstantiatio, considerato di per sé, è tanto poco compreso quanto transustanziatio.

Ma per noi ora non sembra più necessario comprendere l'essenza stessa del sacramento. Prestiamo attenzione solo a cosa naturale Il significato accessibile e comprensibile risiede nella dottrina sviluppata successivamente transustanziazione. Non è la spiegazione del significato del sacramento in sé, ma la spiegazione di quale sia stato il processo psicologico e religioso attraverso il quale le persone sono arrivate all’idea della transustanziatio, che sembra profondamente interessante. Lungo processo storico, che ha portato al concetto di “transustanziazione”, ci aiuterà in parte a spiegare quale insegnamento sia più corretto, se la dottrina della transustanziazione o la dottrina dell’“esistenza” e altri insegnamenti. Dalle stesse parole di Cristo, che spezzò il pane e lo tenne tra le mani, e poi comandò loro di bere dal calice, era chiaro che questo pane non era pane semplice e ordinario, e il vino non era vino ordinario. Ma inizialmente, a quanto pare, non hanno prestato molta attenzione a questo. Conosciamo poco le “essenze” delle cose; sono inaccessibili per noi, e quindi anche adesso non possiamo parlarne. Gli antichi cristiani non ne parlavano affatto. Tutto ciò che vediamo è solo fenomeno. Ma, non sapendo nulla delle essenze, molto spesso consideriamo gli stessi oggetti da punti di vista diversi e quindi li valutiamo diversamente. Se, forse, nei primi tempi cristiani il vero potere e il significato delle parole di Cristo non erano del tutto chiari, col tempo questo è diventato più chiaro e l'importanza del pane e del vino era sempre più apprezzata in proporzione a quanto sempre più alto appariva alla coscienza delle persone il merito stesso di Cristo. Quanto più alto è questo merito, tanto più alto è dunque il dono che Egli ha lasciato in eredità “nella sua memoria”.

Va notato che, è vero, le notizie più antiche sull'istituzione del sacramento dell'Eucaristia le troviamo non nei Vangeli, ma nella 1a lettera dell'apostolo Paolo (1 Cor 11,23-30), scritta prima dei Vangeli. L'apostolo Paolo era, ovviamente, ben consapevole della dignità dei meriti di Cristo; Di conseguenza, l'apostolo valuta il dono da lui lasciato in eredità. Paolo distingue abbastanza chiaramente il pane e il vino eucaristici dal pane e dal vino ordinari. Quest'ultimo può essere mangiato e bevuto a casa. Ma quando i Corinzi si riuniscono per la Cena del Signore, non mangiano semplice pane e vino. Questo mangiare è l'annuncio della morte del Signore finché Egli non ritorni. Mangiare il pane e bere il calice del Signore indegnamente significa essere colpevoli del corpo e del sangue del Signore. Pertanto, per non essere indegno, una persona deve mettersi alla prova prima di procedere all'Eucaristia. L'apostolo attribuisce così la massima dignità al pane e al vino eucaristico, senza parlare affatto della transustanziatio.

Col tempo, ogni restrizione alla dignità del pane e del vino cominciò a sembrare una restrizione alla dignità stessa dell'opera redentrice di Cristo. Poiché la dignità di quest'ultimo era infinita e il merito di Cristo incommensurabile (cosa che divenne sempre più evidente con il passare del tempo), allora il dono che Egli lasciò in eredità agli occhi degli uomini acquistò dignità e significato sempre più alti, finché, finalmente, , si arrivava a questo: , che anche l'idea che il pane e il vino non mutino nella loro stessa essenza non sembrava essere una limitazione dell'opera stessa di Cristo e dei suoi meriti.

Questo processo di pensiero psicologico era corretto e logico? Non abbiamo dubbi che sia corretto. È così naturale e banale che abbiamo persino smesso di notare simili esagerazioni nella nostra vita quotidiana (vi prego di comprendere la parola “esagerazione”, “esagerato” in valore esatto, e non nel senso di rimprovero). Si potrebbero fornire molti esempi dai quali risulterebbe chiaro che abbiamo opinioni esagerate su molti argomenti. Un libro regalato a qualcuno per il successo e il comportamento ha per lui più valore di un libro acquistato; una cosa lasciata in eredità da un padre costa più di una acquistata sul mercato. La cartamoneta in sé, ovviamente, non ha valore; ma valgono più del loro peso in oro. Ciò dipende dalla disponibilità di oro nel tesoro dello Stato. Allo stesso modo, il dono lasciato in eredità da Cristo poco prima della sua sofferenza ha il valore più alto, in quanto dono del Redentore dell'umanità, più ricco dei suoi meriti. Pertanto, per così dire, ogni deviazione dal punto più alto, dal pensiero della transustanziazione, avrebbe dovuto sembrare e sembra sminuire il valore del dono lasciato in eredità da Cristo e insieme il merito redentivo di Cristo.

La chiave per comprendere le parole di Cristo si trova nel Suo discorso dopo aver sfamato i cinquemila con cinque pani (Giovanni 6). In apparenza, le parole di Cristo potrebbero essere collegate alla formula ebraica, pronunciata in risposta alla domanda: "Che cos'è questo?" “Questo è il corpo dell’agnello che mangiarono i nostri padri in Egitto”. Cristo stesso, a quanto pare, non mangiò pane né bevve vino dal calice, sebbene Giovanni Crisostomo affermi il contrario (το εαυτού αίμα αυτός έπιεν). La parola άρτον serve come aggiunta a quattro verbi: λαβών, εύλογήσας, έκασεν e δούς.

Bibbia esplicativa.

Trinità se ne va

Arte. 26-30 Mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo». E, preso il calice e reso grazie, lo diede loro e disse: bevetene tutti, perché questo è il mio Sangue del Nuovo Testamento, versato per molti in remissione dei peccati. Ma io vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui berrò vino nuovo con voi nel regno del Padre mio. E dopo aver cantato, andarono al Monte degli Ulivi

Non solo la mente umana, ma anche quella angelica non può comprendere e spiegare tutto l'indicibile amore per la razza umana che l'Unigenito Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, amava la Sua creazione. Per il Suo amore per noi peccatori, Egli ha assunto la nostra carne e il nostro sangue ed è diventato vero uomo, ha sofferto ed è morto per noi; ma questo non bastò al suo amore divino. Ha voluto renderci partecipi della sua divinità, noi corruttibili, mortali, impuri - per purificare, rinnovare, rendere immortali, unirci sinceramente a Sé - per divinizzare l'uomo, e lo fa in Santissimo Sacramento Divina Comunione del Purissimo Corpo e dell'Onorevole Sangue. Partendo per la sua passione salvifica, si presenta con i suoi discepoli al Cenacolo di Sion e dice: “Ho tanto desiderato mangiare con voi questa Pasqua prima delle mie sofferenze”(Luca 22:15). “Desidera così fortemente la Pasqua dell’Antico Testamento? Ma finora era normale, poiché si svolgeva ogni anno, e d'ora in poi doveva cessare completamente quando la trasformazione doveva lasciare il posto alla verità tipizzata. Allora non c'è dubbio che Egli desidera ardentemente la Pasqua del Nuovo Testamento, nella quale si sacrifica, si offre in cibo. Con un desiderio, dice, di amore e di misericordia, «ho voluto mangiare questa Pasqua con te», perché in essa è impresso tutto il mio amore per te, tutta la tua vera vita e beatitudine» (Filaret, Metropolita di Mosca). Ecco perché ha voluto assaporare la Pasqua dell'Antico Testamento, perché era l'ultima Pasqua legale e trasformativa, con la celebrazione della quale il Signore si è degnato di collegare l'istituzione della Sua vera Pasqua di Nuova Grazia nel grande Sacramento della Comunione. “Perché”, dice San Crisostomo, “Cristo ha compiuto questo Sacramento durante la Pasqua? Affinché tu sappia da tutto che Egli è il Legislatore dell'Antico Testamento e che ciò che è scritto in questo Testamento serve da prototipo degli avvenimenti del Nuovo Testamento. “Rivelando in sé un grande Vescovo che ha attraversato i cieli, un Sommo Sacerdote non secondo l'ordine di Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedec, Egli, secondo l'espressione del canto della chiesa, ha officiato Se stesso e, come il vera Pasqua per i credenti per i quali volle morire, immolò se stesso, anticipando l'evento."

Tre evangelisti: Matteo, Marco e Luca e il santo apostolo Paolo ci predicano sull'istituzione del Sacramento della Santa Comunione o della Divina Eucaristia. San Giovanni il Teologo, integrando i racconti di altri evangelisti, riporta solo i toccanti discorsi del Signore durante l'Ultima Cena. Dal suo vangelo, tra l'altro, vediamo che dopo Giuda il traditore lasciò il cenacolo di Sion, tutta la regione delle tenebre, che per così tanto tempo, nella sua persona, invase il cerchio più puro e luminoso di Dio di Gesù. discepoli, fu, per così dire, scacciato. Ora, intorno all'addio Maestro e Amico, rimanevano solo quelli che potevano tranquillamente chiamarsi “bambini”. Era suonata l'ultima ora dell'Antico Testamento; era necessario iniziare il Nuovo, non con un agnello del gregge, ma con il suo Corpo e il suo Sangue. Intanto il volto dell'Uomo-Dio brillava di una luce celeste. Prende il pane che gli sta davanti, lo benedice, lo spezza secondo il numero dei discepoli e lo distribuisce loro. E quando mangiavano, dice San Matteo, Gesù prese il pane(in greco artos, cioè pane lievitato, non azzimo, forse preparato appositamente per comando del Signore per l'istituzione di un nuovo Sacramento, poiché secondo la Legge nella cena pasquale era necessario avere solo pane azzimo) E, dopo aver lodato il suo Padre celeste, Dopo aver benedetto, lo spezzò e, dandolo ai discepoli, disse: Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo, “che è dato per voi; fate questo in memoria di me"(Luca 22:19). Il Signore rende grazie, motivo per cui il Sacramento stesso si chiama "Eucaristia", che è tradotto da lingua greca significa "ringraziamento". San Crisostomo annota: «Il Signore rende grazie, insegnandoci come si deve compiere questo Sacramento, mostrando che Egli va volontariamente a soffrire, istruendoci a sopportare la sofferenza con gratitudine e suscitando in noi buone speranze. Il Signore ci ha offerto il suo Corpo non per un uso occasionale, privato e occasionale, come la medicina, ma per un nutrimento costante ed eterno: mangiare. Il Signore ce lo ha dato come pane quotidiano, secondo la sua parola: “Il pane che darò è la mia carne”(Giovanni 6:51); con questo Egli non solo ha permesso, ma ha anche comandato che cominciassimo spesso a mangiare il Suo pasto. Non ci lasciamo a lungo senza il pane ordinario, sapendo che altrimenti le nostre forze si indeboliranno e la vita corporea non potrà continuare; Come non abbiamo paura di lasciarci a lungo senza il pane della vita, del Celeste, del Divino?». “Quando il Signore dice: “Questo è il mio corpo”, mostra poi che il pane consacrato sull'altare è il Corpo stesso di Cristo, e non un'immagine di esso, poiché Egli non ha detto che questa è l'immagine del mio corpo, ma “Questo è il mio corpo”. Il pane viene offerto in modo inspiegabile” (Beato Teofilatto). “I discepoli”, dice Innocenzo, arcivescovo di Cherson, “in silenzio con fede hanno gustato il Corpo del Maestro e Signore, che è stato donato sotto forma di pane. Domanda degli interrogatori di Cafarnao: “Come può darci la sua carne da mangiare?”(Giovanni 6:52) - era ormai lontano da loro, perché allora udirono dal Maestro che la carne del Figlio dell'uomo è veramente sprecata, e che le sue parole al riguardo - "l'essenza è spirito e vita"(Giovanni 6:63). Il Signore prese il calice del vino, lo sciolse con acqua e lo benedisse, come il pane, con una nuova benedizione speciale». e, preso il calice, rese grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue»., non un'immagine, non un ricordo di sangue, ma il mio vero ed attuale Sangue Nuovo Testamento, per molti(per tutti coloro che desiderano ereditare la salvezza) versato per la remissione dei peccati. “Proprio come l'Antico Testamento”, dice San Crisostomo, “aveva arieti e vitelli, così il Nuovo Testamento ha il Sangue del Signore. Il Sangue dell'Antico Testamento è stato versato per la salvezza del primogenito (il primogenito di Israele, liberato dalla spada dell'Angelo distruttore), e questo Sangue è versato per la remissione dei peccati del mondo intero», in segno propiziatorio. sacrificio per i peccati dell'intero genere umano. “E come disse Mosè: osservate "tutti i miei comandamenti sempre"(Deut. 5:29), quindi Cristo dice: "nel mio ricordo" fino al tempo in cui verrò» (San Giovanni Crisostomo).

Questo testamento, “per la particolare importanza e commozione di quanto lasciato in eredità, fu così radicato nella memoria dei discepoli e attraverso di loro così rapidamente si diffuse in tutta la primitiva Chiesa cristiana che, come vediamo dal libro “Gli Atti dei Santi Apostoli”, la celebrazione dell'Eucaristia in memoria dell'amato Salvatore era il primo e principale impegno di ogni incontro cristiano. E l'apostolo Paolo, nonostante non fosse uno dei dodici e quindi non fosse lui stesso all'Ultima Cena, in una delle sue epistole, senza dubbio, per ispirazione dall'alto, insegna già un insegnamento dettagliato sul Corpo mistico e Sangue del Signore e presuppone con fermezza e chiarezza l'esistenza di questo Sacramento fino al giorno della futura venuta del Signore” (Innocenzo, Arcivescovo di Cherson).

“Ascolta”, dice san Filarete di Mosca, “la parola fondatrice del Signore proprio riguardo al santo calice: "bevi da tutto". Non ignoriamo la piccola parola: tutto, perché in ogni riga della parola di Dio c’è luce nascosta, in ogni sana saggezza. Del pane misterioso il Signore non ha detto: "prendilo, mangialo tutto": e giustamente, perché alcuni non possono mangiare, ad esempio, i bambini. Ma riguardo alla coppa misteriosa disse: “bevi tutto da lei” e quindi eliminato ogni eccezione, ovviamente, per coloro che rimangono nella fede e nell'unità della chiesa. Notate come coloro che non permettono ai bambini e ai minori fino a una certa età di vedere i Santi Misteri si discostano dall'esattezza del comandamento del Signore, e come, al contrario, la Chiesa ortodossa è fedele a questa parola del Signore quando dà il santo calice ai bambini, perché ne bevano tutti, anche quelli che possono soltanto bere, senza avere la forza di mangiare. Ancora più degno di nota è come il Signore, alla prima presentazione del santo calice, ne denuncia allo stesso tempo la sottrazione al popolo, innovazione dei secoli successivi. Che cosa qui sorprende di più: la multiforme saggezza della parola di Dio, o l'audacia della saggezza umana contro la chiara parola di Dio? Il Signore vede che l'egoismo vorrà rubare il calice della vita che Egli dona ai suoi fratelli minori; e prima pone un argine a questa insolenza con un comando definitivo: "bevi da tutto". Ma l'autoindulgenza non ascolta; no, non tutto, dice; i cittadini comuni non dovrebbero ricevere la comunione dal calice. Benediciamo Dio, fratelli, a cui apparteniamo Chiesa ortodossa, che non si lascia coinvolgere in questa arbitraria sapienza, ma con fedele obbedienza alla parola di Cristo offre a tutti noi il santo calice: "bevi da tutto".

Dopo l'istituzione del Sacramento, Cristo Signore dice inoltre: Vi dico che d'ora in poi non berrò più del frutto di questa vite.(Non assaggerò il vino) fino al giorno in cui berrò con te il vino nuovo quando bevo in modo nuovo, insolito, non in un corpo soggetto a sofferenza, ma in un corpo immortale, incorruttibile e non avente bisogno di cibo. Berrò con te, con la tua testimonianza, perché mi vedrai nella risurrezione nel Regno di Mio Padre, che si rivelerà nel mio trionfo sulla morte, quando apparirò come il vero Re del mondo, al quale sarà dato il potere in cielo e sulla terra... Spiegando queste parole del Signore, san Giovanni Crisostomo dice: “ poiché ha parlato con i suoi discepoli della sofferenza e della croce, parla ancora della risurrezione, menzionando il Regno e chiamando così la sua risurrezione. Ma perché ha bevuto dopo la risurrezione? Affinché i rozzi non considerino la risurrezione un fantasma, ecco perché gli apostoli, per essere sicuri della risurrezione, dissero "Mangiavano e bevevano con lui"(Atti 10:41).” Il beato Teofilatto dice che queste parole del Signore possono essere comprese senso spirituale: “la nuova bevanda è la rivelazione dei Misteri di Dio, che saranno rivelati allora - nel Regno di Dio, cioè alla Seconda Venuta, e saranno nuovi, come non ne abbiamo mai uditi. Cristo promette di bere con noi nel senso che considera il nostro beneficio come suo cibo e sua bevanda”.

“Dopo la fine della cena”, dice Innocenzo, arcivescovo di Kherson, “era necessario, secondo l'usanza, cantare diversi salmi. Questa sacra consuetudine veniva ora attuata con tanto maggior sentimento in quanto i salmi pasquali erano, per così dire, scelti deliberatamente per esprimere ciò che stava accadendo ora al Figlio dell’uomo”. E dopo aver cantato, andarono al Monte degli Ulivi, al luogo di residenza preferito del Salvatore, al Getsemani. Era possibile cantare senza profonda emozione: “La pietra scartata dai costruttori è diventata la testata dell'angolo; Questo viene dal Signore, ed è meraviglioso ai nostri occhi... Non morirò, ma vivrò e annuncerò le opere del Signore. La morte dei suoi santi è preziosa agli occhi del Signore."(Salmo 118:22–23, 17; 115:6). “Ascoltino”, dice San Crisostomo, “quelli che, come i maiali, prendendo il cibo senza preghiera, si alzano ubriachi dal pasto, quando dovrebbero concluderlo con gratitudine e canto. Ascolta anche tu che non aspetti la preghiera finale quando compi i Misteri. Perché questa preghiera è un'immagine di quella preghiera. Cristo ha reso grazie prima di offrire la cena ai discepoli, perché anche noi potessimo rendere grazie. Ringraziò e cantò dopo il pasto, affinché anche noi facessimo lo stesso. Ma perché è andato sulla montagna? Per rivelarsi a coloro che volevano prenderlo, affinché non pensassero che si nascondesse; perciò si affrettarono a recarsi in un luogo noto a Giuda». San Filarete, parlando della comunione ai Divini Misteri, dice: “Il nostro Divino Nutritore ci insegna il suo stesso Corpo, - tutto il suo Corpo, - ci insegna con la dolcezza dell'amore, senza dubbio superiore a quella di una madre, ma allo stesso tempo insegna noi il suo Corpo, preparato per noi attraverso sofferenze amare e mortali nel cibo."

"Questo è il mio corpo", - verbo, - “Questo è spezzato per te… Questo è il Mio Sangue… versato per molti”(1 Corinzi 11:24; Mf. 26:26,. Come il grano soffre nelle macine, sotto la mano del fornaio e nel forno acceso, così sia il pane che rafforza il cuore dell'uomo; proprio come il sangue dell'uva (succo d'uva) soffre sotto l'oppressione del torchio - ci sia vino che allieti il ​​cuore dell'uomo, così il Figlio incarnato di Dio si è degnato di offrire il Suo Corpo a varie sofferenze - il Monte degli Ulivi, Gerusalemme e sul Golgota, e ha permesso che il suo Sangue fosse versato dolorosamente nei tormenti della croce e davanti alla croce, affinché in essi possiamo preparare cibo e bevanda di vita e di guarigione, di immortalità e di beatitudine. Dice san Cirillo di Gerusalemme: «Quando Cristo stesso annunciò e disse riguardo al pane: “Questo è il mio corpo”, dopo questo, chi osa non crederci? E quando Egli stesso assicurò e disse riguardo al calice: “Questo è il mio sangue” Chi dubiterà mai e dirà che questo non è il Suo Sangue? A Cana di Galilea trasformò una volta l'acqua in vino, simile al sangue: e non è degno di fede quando trasforma il vino in Sangue? Sotto forma di pane ti è dato il Corpo, e sotto forma di vino ti è dato il Sangue, affinché, avendo preso parte al Corpo e al Sangue di Cristo, tu possa diventare concorporeo e intimo con Lui. Così diventiamo anche noi portatori di Cristo quando il suo Corpo e il suo Sangue vengono comunicati alle nostre membra”. San Giovanni Damasco dice: “Dio disse: “questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue... fate questo in memoria di Me”(Luca 22:19; Matteo 26:28) E per suo comando onnipotente ciò accade e rimarrà tale fino a quel momento, "finché non verrà"(1 Cor. 11:26) . E per questa nuova opera, attraverso l'invocazione, la potenza adombrante dello Spirito Santo si fa pioggia. "Come sarà", - disse la Santa Vergine, - "Quando non conosco mio marito?"“Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”., - L'Arcangelo Gabriele le risponde (Luca 1:34–35). E ora, se chiedi: come viene fatto il pane dal Corpo di Cristo e il vino dal Sangue di Cristo? Ti rispondo anch’io: lo Spirito Santo discende e opera ciò che va oltre le parole e la comprensione”. San Giovanni Crisostomo dice: “Obbediamo a Dio in tutto e non contraddiciamo nulla, anche se le sue parole sembrano contrarie ai nostri pensieri e contemplazioni. Ma lasciamo che la Sua parola governi i nostri pensieri e la nostra contemplazione. La sua parola è immutabile, ma i nostri sentimenti si ingannano facilmente. Pertanto, quando Cristo dice: “Questo è il mio corpo”, allora ci convinceremo, crederemo e lo guarderemo con occhi spirituali. Se tu fossi incorporeo, allora Cristo ti impartirebbe questi doni incorporei; poiché la tua anima è connessa al tuo corpo, lo spirituale ti comunica attraverso il sensoriale.

Quante persone adesso dicono: vorrei vedere il volto di Cristo, l'immagine, i vestiti, gli stivali? Ecco, lo vedi, lo tocchi, lo gusti. Vuoi vedere i Suoi vestiti, ma Egli ti permette non solo di vedere Se stesso, ma anche di toccare, gustare e accogliere. Quindi, nessuno dovrebbe avvicinarsi con negligenza, nessuno con codardia, ma tutti con amore ardente, tutti con zelo ardente e allegria... Coloro che ricevono la comunione indegnamente dovranno affrontare una punizione considerevole. Pensa quanto sei indignato contro il traditore e contro coloro che hanno crocifisso Cristo. Fate attenzione a non divenire anche voi colpevoli contro il Corpo e il Sangue di Cristo. Hanno ucciso il Corpo santissimo e tu lo accetti come un'anima impura dopo tante buone azioni. Perché non gli è bastato farsi uomo, essere strangolato e ucciso, ma per l'atto stesso di farci suo corpo. Quanto puro deve essere colui che gode di questo sacrificio? Quanto deve esserci più puro di tutti i raggi del sole: una mano che schiaccia questa Carne, una bocca piena di fuoco spirituale, una lingua macchiata di terribile Sangue? Pensa a quale onore hai ricevuto? che tipo di pasto ti piace? Ciò che gli Angeli guardano con trepidazione e non osano guardare senza timore, a causa dello splendore che da qui emana, di questo ci nutriamo, di questo comunichiamo e diventiamo un solo corpo ed una sola carne con Cristo. “Chi parlerà della potenza del Signore, dichiarerà tutte le sue lodi?”(Sal. 105:2) . Che tipo di pastore nutre le pecore con le proprie membra? Ma cosa dico, pastore? Spesso ci sono mamme che affidano i loro neonati ad altre infermiere. Ma Cristo non lo tollerò. Ci nutre proprio sangue e attraverso questo ci connette con Sé. Non vedi con quanta facilità i bambini si prendono i capezzoli? con quale desiderio premono le loro labbra su di loro? Con la stessa disposizione dobbiamo accostarci a questo pasto e succhiare il calice spirituale; o, per meglio dire, dovremmo con grande desiderio attirare a noi, come bambini allattati, la grazia dello Spirito; Dobbiamo avere un dispiacere: il fatto di non aver mangiato questo cibo. Colui che una sera compì queste azioni e ora le compie. Occupiamo i posti di ministri, e Cristo stesso santifica e trasforma i doni. Che non ci sia qui un solo Giuda, nemmeno un amante del denaro. Se qualcuno non è discepolo di Cristo, se ne vada; al pasto non sono ammessi coloro che non sono tra i discepoli. Per "con i miei discepoli", dice Cristo, “Celebrerò la Pasqua”. Questo pasto è lo stesso offerto da Cristo, e niente di meno che questo. Non si può dire che questo sia disposto da Cristo, e questo dall'uomo, ma entrambi da Cristo stesso. Questo luogo è lo stesso cenacolo dove Egli era con i discepoli”...

Trinità se ne va. N. 801-1050.

Gesù ritornò al refettorio quasi subito dopo l'arrivo di Giuda.

Per un attimo il suo sguardo incrociò quello cupo del traditore. Poi si rivolse agli apostoli:

L'agnello pasquale è pronto. Possiamo iniziare. Si sedette al centro. I tavoli erano disposti a forma di lettera

"P". Gli apostoli si posizionarono sul lato esterno e il cibo veniva introdotto e tolto dall'estremità aperta.

Di mano destra Da Cristo proveniva Giovanni, il suo amato discepolo, un uomo dotato di un cuore puro, un dolce sorriso e un'eloquenza ardente, Giovanni, che, insieme a suo fratello Giacobbe, il Messia chiamò Boanerges - "figli del tuono".

Ancor più giusto aveva Giacomo il Vecchio, come Giovanni, figlio di Zebedeo. Camminava sulle orme del Messia e portava già il segno del futuro martirio. Infatti, fu il primo dei dodici apostoli a suggellare la fede e l'alleanza con il suo sangue versato.

Dietro di lui c'è Giacomo il Giovane, figlio di Alfeo, primo cugino di Cristo per parte di madre; Lo chiamavano il più giovane per distinguerlo dall'altro Giacobbe, che gli era superiore sia per età che per altezza.

Dietro di lui c'è Bartolomeo, già Natanaele: colui che all'inizio non credette a Cristo e che dovrà ancora sorridere ai suoi assassini con il nome del Salvatore sulle labbra.

Dietro di lui - ma già a un altro tavolo, spinto ad angolo retto - c'è Tommaso, il quale, per assicurarsi che Cristo sia risorto, metterà le dita nella sua ferita e acquisirà così una fama speciale tra i suoi discendenti; Tommaso, che gli ebrei chiamavano To'am, e i greci Didymus, che significa “gemello” in entrambe le lingue.

E l'ultimo da questa parte è Giuda, un traditore, della tribù di Issacar, soprannominato Giuda Iscariota, poiché è nato nel villaggio di Kariot.

Alla sinistra di Gesù c'è Pietro, al quale Cristo ha promesso di dare le chiavi delle porte del cielo; lo abbiamo presentato ai nostri lettori tra i primi, così come gli è stato assegnato uno dei primi posti nel cuore del maestro.

Di mano sinistra accanto a Pietro c'era Andrea, ex discepolo di Giovanni Battista, al cui segno seguì Gesù, per non lasciarlo mai più.

Dietro di lui c'è il secondo Giuda, chiamato Taddeo o Leone - dalla parola "tad", che significa petto, o "leone" - cuore. Cristo non ebbe un apostolo più fedele e un discepolo più devoto di lui.

Dietro di lui c'era Simone, il fratello di Giacobbe, soprannominato Zelota - "Zalota" - perché con il suo ardente zelo somigliava ai sostenitori della setta degli Zeloti, pronti a non trascurare nulla per liberare la Giudea dal dominio romano.

Di fronte a Tommaso e Giuda Iscariota c'era Matteo il pubblicano, che prima abbandonò il nome Levi per diventare pubblicano, e poi lasciò questa occupazione per seguire il maestro.

E infine Filippo, al quale Bartolomeo, allora ancora Natanaele, rispose: “Da Nazareth può venire qualcosa di buono?”

Sul tavolo si vedeva l'agnello pasquale, posto al centro; a destra c'era un piatto di erbe amare - un ricordo del pane amaro della prigionia egiziana; a sinistra - un piatto di erbe dolci - a segno del buon cibo che cresce nella terra natia.

Eli li ha serviti.

Prima di sedersi, Gesù recitò in silenzio la preghiera che aveva detto per prima Sermone della Montagna: "Padre nostro che sei nei cieli!.."

Poi, alla parola “Amen!”, guardò nella direzione in cui aveva lasciato la Madre di Dio. E, proprio come lei poteva vederlo, lui stesso la vide seduta sulla panchina dove si separarono. Maddalena giaceva ai suoi piedi. Il capo della sventurata, coperto dal lembo della sua veste, poggiava sul grembo della Vergine Purissima.

Maria, vedendo che la guardava, allungò le mani nella sua direzione.

Gesù sussurrò:

Ti penso, mamma! Presto, quando prenderemo la comunione, saremo insieme, se non fisicamente, quindi spiritualmente.

Maria sorrise tristemente e lasciò cadere entrambe le mani sui capelli sciolti di Maddalena, la cui testa e le cui spalle tremavano dai singhiozzi.

Nel frattempo Eli tagliò l'agnello e pose davanti a Gesù una coppa piena di vino, ma davanti agli apostoli c'erano solo sei coppe, una per due, in segno di fratellanza.

Gesù benedisse il vino che aveva nel vaso, lo sorseggiò e poi disse con profonda tristezza:

Miei diletti, ricordate le parole del profeta: “Il mio servo sorgerà davanti al Signore come un germoglio e come un germoglio dalla terra arida: non c'è né forma né grandezza in lui; e lo vedemmo, e non c'era in lui alcuna apparenza che potesse attrarci a lui.

Era disprezzato e sminuito davanti agli uomini, uomo dei dolori e familiare con le malattie, e noi distoglievamo lo sguardo da lui; era disprezzato e non avevamo alcuna stima di lui.

Ma egli è stato trafitto per i nostri peccati e tormentato per le nostre iniquità. La punizione del nostro mondo ricadde su di lui, e grazie alle sue piaghe noi fummo guariti.

Siamo tutti erranti come pecore, ciascuno di noi ha seguito la propria strada; e il Signore fece ricadere su di lui i peccati di tutti noi.

È stato torturato, ma ha sofferto volontariamente e non ha aperto bocca. Come una pecora fu condotto al macello, e come un agnello muto davanti a chi lo tosa, così non aprì bocca.

Fu sottratto ai vincoli e al giudizio; ma chi spiegherà la sua famiglia? Poiché è tagliato fuori dalla terra dei viventi; Ho subito l’esecuzione per i crimini del mio popolo”.

Questo, miei diletti, disse Isaia otto secoli fa, e mentre diceva questo pensava a me, prevedeva la mia esecuzione, predisse la mia morte. E ora te lo dico: ogni umiliazione ricadrà sulla mia testa. Vedendomi vagare nel dolore e nella sofferenza, le persone distoglieranno lo sguardo. Penseranno che sono piegato sotto il peso delle atrocità commesse.

Penseranno che il rimorso mi tormenta. E non potrò convincerli del contrario. Ma bisogna gridare coraggiosamente al mondo: “Gente, ammettete i vostri errori! Se il Messia soffre e si contorce sotto la mano di un apostata, sotto la frusta di una guardia, sotto la spada di un carnefice, tutta l'umanità è colpevole! Viene condannato, condannato, si contorce in agonia e muore senza lamentarsi, emettendo solo un ultimo grido, come l'agnello di cui è diventato l'incarnazione. Ma ricorda: le sue ferite, che ti fanno rabbrividire, le ha ricevute per te, e non dimenticare che ogni goccia di sangue da lui versata aggiunge una piuma all'ala dell'angelo della redenzione. Il sangue benefico scorrerà goccia a goccia e non si seccherà finché le ali dell’angelo salvatore non saranno abbastanza larghe da coprire tutti gli esseri viventi!”

“Oh Gesù, mio ​​insegnante”, gemette Giovanni, lasciando cadere la testa sul petto di Cristo.

Il giorno è arrivato, mio ​​amato. Il giorno in cui dovremo separarci!.. Ora senza di me mangerai l'agnello che ancora galoppa per i prati di Sharon, senza di me gusterai il vino che sgorga dal torchio di En-Gaddi; ma segui la strada che ti ho indicato. Nella casa del Padre mio, nella valle della pace eterna dove si trova, ci sono dolci dimore per tutti i miei amici. Là celebreremo tutti insieme la redenzione e la salvezza del mondo, e la nostra gioia non sarà offuscata dalla paura della separazione!

Giovanni e Taddeo piangevano, ed egli si rivolse a loro:

Non versare lacrime! La nostra separazione sarà poco tempo e la nostra unione è eterna.

Ma maestro”, disse Tommaso, “se non vuoi che piangiamo, perché piangi anche tu?”

In effetti, grandi lacrime scorrevano silenziosamente lungo le guance del Salvatore.

Piango, rispose Gesù, non al pensiero della nostra breve separazione, ma al pensiero che uno di voi mi tradirà.

Giovanni balzò in piedi, gli occhi umidi di Taddeo brillarono di rabbia e tutti i discepoli, tranne Giuda, gridarono all'unanimità:

Non sono io, insegnante?

Uno di voi», ripeté Gesù. - Tuttavia, questo tradimento è destinato. Ma guai allo studente che tradisce il maestro!..

Giuda divenne bianco come la morte. Ma, rendendosi conto che era l'unico a tacere, e questo poteva destare sospetti tra i suoi interlocutori, invocò aiuto con tutto il coraggio che aveva e chiese con voce rotta:

Non sono io, Signore?

Giuda,» Gesù si rivolse a lui, «ricordati quello che ti dissi quando eravamo tutti e due bambini e tu mi colpisti nel fianco destro». Sia il tuo gesto che il luogo dell'impatto non sono casuali e sono pieni di significato misterioso. Dalla destra di Adamo fu tratta Eva, dalla destra di Isacco Giacobbe ricevette la benedizione, alla destra del Padre mio siederò nei cieli e una lancia sarà trafitta nella parte destra del mio petto . E infine alla mia destra ho posto te, Giuda, in quest'ultimo e per noi importantissimo pasto, poiché non perdo la speranza in ogni uomo, anche nel ladro, nel ladro e nell'assassino, purché sia ​​libero di estendersi mi chiede di stringere la sua mano destra.

E Gesù guardò Giuda con infinita misericordia, come se si aspettasse che con questi umili discorsi Giuda si pentisse e, ammettendo il suo tradimento, crollasse ai suoi piedi.

Ma, non cedendo all'impulso salvifico, lo studente voltò la testa e chiese:

Come può un insegnante sapere chi lo tradirà? Dopotutto, è necessario che il traditore stesso venga tradito da qualcuno?

Giuda, rispose Gesù, ogni uomo ha il suo angelo custode. Inviato dall'Onnipotente nella culla di un bambino, lo accompagna per tutta la vita, a meno che, ovviamente, qualche crimine non spaventi la guardia celeste e lo spinga a volare via da un mortale al cielo. Ho visto un angelo mandato dal Padre mio: si precipitò verso l'alto, spiegando le ali e coprendosi gli occhi con le mani. L'ho chiamato e gli ho chiesto: "Figlio degli Empirei, fratello delle stelle, che tipo di crimine si sta commettendo sulla terra?" E disse: «Signore, uno dei tuoi discepoli, da te ammaestrato con la parola e con l'esempio, ti ha tradito per invidia, ti ha venduto per avidità e ne ha ricevuti trenta dal sommo sacerdote Caifa. monete d'argento per averti dato nelle sue mani... non sono più il suo angelo custode. Solo nel giorno del Giudizio finale mi vedrà accanto a sé: la mia mano sarà stesa sulle tenebre eterne, e una voce tonante tuonerà: «Nel nome di colui che ha versato il suo sangue sulla croce, perché non sei degno di contemplare il Figlio dell'uomo nella sua gloria, ti maledico e ti getto nell'abisso dell'inferno!”. Questo, Giuda, mi ha risposto l'angelo. È così che ho scoperto che uno degli studenti mi aveva tradito.

Ha detto il suo nome, insegnante? - chiese Giuda.

“Lo ha chiamato”, disse Gesù.

Il nome del traditore, Signore! Il nome del traditore! - gridarono all'unisono tutti gli apostoli.

E Giovanni sussurrò:

O maestro, dimmi chi ti ha tradito?

Solo tu, amato Giovanni, sussurrò Cristo in modo appena percettibile, tu solo, ma nessun altro: ecco con lui spezzerò questo pane.

E spezzando in due il pane che gli stava davanti, diede a Giuda questo segno di riconciliazione tra il peccatore e il suo Dio.

Giuda non ha potuto sopportare la prova. Si alzò, si premette la fronte con le mani, come se il sangue gli fosse salito agli occhi e lo avesse accecato, e alzando gli occhi al cielo come un animale braccato, si precipitò fuori dal refettorio.

Gesù si voltò verso il luogo in cui era seduta la Madre di Dio e vide che lei stava ancora guardando nella sua direzione. Solo quando Giuda corse fuori di casa si coprì gli occhi con un mantello per non vederlo.

Ci fu silenzio. Sembrava che l'orrore avesse congelato tutti.

Alla fine Gesù ruppe il silenzio:

Adesso che siamo nel nostro cerchio, - disse, come per dimostrare di non avere ombra di dubbio al riguardo dopo la partenza di Giuda, - vorrei spiegare perché ho esitato fino al giorno di questa cena ad arrendermi nelle mani di i carnefici: Ho promesso a me stesso che non avrei bevuto il calice della morte prima che tu avessi preso parte alla mia vita. Chiudi le porte, Peter, in modo che nessun non iniziato possa entrare. E tu, Giovanni, dammi il vaso che ho lasciato in custodia a Serafia, la moglie di Siracide.

John si alzò, andò all'armadietto, lo aprì e ne tirò fuori una tazza. Era un vaso antico, a forma di fiore. Fu donato al Tempio quando fu fondato da Salomone, poi, insieme ad altri vasi preziosi, fu rubato da Nabucodonosor. Tentarono di sciogliere la ciotola, ma nessun calore riusciva a superare la composizione sconosciuta di cui era fatta... Poi fu venduta. Non si sa chi, ma Seraphia lo acquistò da antiquari. Fu lei a dare rifugio a Gesù quando lasciò Maria e Giuseppe da bambino per tre giorni. Gesù vide questa inestimabile reliquia e disse: “Serafia, non separartene mai, perché verrà il giorno in cui servirà a compiere un grande sacramento. Questo giorno sarà il giorno della mia morte, e allora ti manderò a prenderla”.

Giovanni porse a Cristo il calice insieme al pane azzimo steso sul piatto. Gesù riempì il vaso di vino.

"Mio amato", disse. - C'è un'antica usanza, soprattutto se si intraprende un lungo viaggio, di dividere il pane e bere dalla stessa coppa alla fine del pasto. Adesso ognuno di noi è pronto per un viaggio, lungo o breve, a seconda del suo destino. Il mio viaggio finirà prima degli altri... Bambini! Non starò a lungo con te: mi cercherai, ma dove vado io non puoi venire. Vi lascio un comandamento e porterà più bene di qualsiasi cosa sia uscita in precedenza dalle labbra degli uomini. Anche se dimenticherete tutto ciò che vi ho detto prima, non dimenticherete nulla finché ricorderete ciò che ora vi comando: “Amatevi gli uni gli altri!”. L'universo intero ascolti dalle tue labbra questa alleanza di fraternità e desideri entrare nella tua unione di amore e di misericordia. Allora, spezzato il pane in tanti pezzi quanti erano i discepoli, senza dimenticare la porzione di Giuda, esclamò:

Prendi e mangia; questo è il mio corpo! E benedicendo il vino nel calice:

Prendi e bevi; Questo è il mio sangue!

Giovanni, sdraiato alla sinistra di Gesù, dopo aver prima gustato cibo e bevanda, si rivolse a Cristo:

O insegnante dato da Dio, ripeti al tuo fedele studente che non dubiti di lui.

Gesù sorrise con un sorriso celeste.

Ieri, mentre pregavo nell'Orto degli Ulivi, come faccio da diverse notti, ti sei addormentato a pochi passi da me. Quando ho finito la preghiera, ti ho cercato. Eri steso a terra. Mi sono avvicinato, ma non ti ho svegliato, ma ti ho seguito nel tuo sogno. Il sorriso sulle tue labbra era più sereno di quello con cui la primavera cosparge di fiori la sua amata terra. Ricordo che Eva e Adamo dormirono il primo giorno dopo la loro creazione. Quindi: nella Piscina dell'Eden, il loro sonno non era puro e innocente come il tuo.

“Grazie, maestro”, disse Giovanni, baciando la mano di Gesù.

Ed ora”, disse Cristo, “mio amato, ricordati che ti ho dato tutto quello che potevo”. Dopotutto, dopo averti rivestito di carne e del mio sangue, mi sono affidato a te. BENE! Adesso tocca a te donarti ai tuoi fratelli, come io ho dato. Nessuno ha amore più grande di questo, che qualcuno dia la vita per i suoi amici. Chi mi ha preceduto ha detto: “Il popolo ebraico è scelto dal Signore; le altre tribù non hanno diritto alla luce e alla verità mosaica, alla parola dei profeti”. Ma io vi dico: “Quando il sole splende, non illumina solo la nazione ebraica, ma tutte le altre nazioni; quando ruggisce il tuono, la pioggia porta frutto sulla terra non solo della Giudea, ma anche di tutti gli altri paesi”.

Fa' che la verità che ti è stata rivelata diventi il ​​sole che illumina il mondo intero, dall'alba al tramonto, da nord a sud. Fa' che la parola che da me è venuta a te diventi rugiada che bagna le terre non solo dei tuoi padri, ma di tutti i popoli e anche delle tribù a te ancora sconosciute. Quando ti addentri in terre straniere, non preoccuparti di che tipo di dio adorano lì, che tipo di re governa lì o che tipo di persone vivono lì. Cammina dritto davanti a te e quando ti chiedono da dove vieni rispondi: “Di lì dove regna l’amore eterno!”

E ai discepoli sembrò che a queste parole Gesù cominciasse a brillare e diventasse, per così dire, trasparente. Qualcosa di simile alla Trasfigurazione del Signore avvenne sul monte Tabor, e tutti videro che il maestro ascoltava una voce che non avevano udito: era la voce di sua madre.

Perché in quel momento la Madre di Dio, tendendo le mani verso suo figlio, disse:

Dio mio! È stato allora che ti ho riconosciuto come il figlio dell'Onnipotente!

E Cristo con una mano alzò il calice e con l'altra un pezzo di pane azzimo. La Madre di Dio incrociò le braccia sul petto e gettò indietro la testa, con gli occhi socchiusi e le labbra socchiuse.

Ha preso invisibilmente la comunione con il suo divino figlio.

Gesù pose sulla tavola il calice e il pane.

“E ora”, si rivolse a Pietro, “puoi aprire la porta e dire a Eli di portare acqua e bacili per lavarsi”.

Apparve Eli con i suoi servi, portando vasi pieni d'acqua e pezzi di lino.

Gli apostoli si sedettero, allentarono i lacci dei sandali; Eli mise davanti a ciascuno di loro una vasca piena di acqua calda.

E Gesù, in ginocchio, ma mantenendo un aspetto maestoso, sebbene fosse occupato nelle più umili delle faccende umane, cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.

Glielo permettevano, come servi, obbedienti alla volontà del padrone.

Ma quando arrivò il turno di Pietro, egli gridò:

Dio! Dovresti lavarmi i piedi?

Quello che faccio adesso non lo sai, ma lo capirai più tardi”, rispose Gesù. E poi continuò a bassa voce:

Tu, Pietro, hai avuto l'onore del Padre mio di sapere chi sono, da dove vengo e dove vado. Diventerai il fondamento della fede; su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa, e la mia forza rimarrà nei tuoi seguaci fino alla fine dei tempi.

Mio amato, quando non sono con te, non dimenticare che Pietro appartiene al mio posto accanto a te.

È inutile che mi esalti così tanto", obiettò Pietro. “Non tollererò mai che un insegnante lavi i piedi del suo studente!”

Se non ti lavo”, disse Gesù con un sorriso, “non hai parte con me”.

Se è così, Signore”, esclamò Pietro, “non solo le mie gambe, ma anche le mie braccia e la testa!”

Quando gli furono lavati i piedi, Pietro disse solennemente:

Ora, maestro, sono pronto a seguirti dove vuoi.

Non ho detto che dove sto andando, non puoi venire con me adesso?

Perché mi respingi, Signore? - pregò l'apostolo. - Darò la mia anima per te!

Darai la tua anima per me? - chiese Cristo con un sorriso triste. “In verità, in verità ti dico, Pietro, il gallo non canterà finché non mi avrai rinnegato tre volte”.

Pietro avrebbe voluto opporsi, ma Gesù alzò la mano, invitando al silenzio.

Fratelli", ha detto. - Quando ti ho mandato senza borsa e senza bisaccia e senza scarpe, ti mancava qualcosa?

Niente, Signore! - hanno risposto tutti.

Va bene, continuò Gesù. - Ma ora, chi ha una borsa, la prenda, e anche la borsa; e chi non l'ha, vendi le tue vesti e compra una spada; poiché ciò che è scritto su di me deve essere compiuto.

E poi, guardando di nuovo dove già tante volte aveva rivolto lo sguardo, disse con fatica:

Abbastanza. Andiamo da qui.

Gesù uscì per primo, seguito da Pietro, che continuò ad insistere ripetendo:

Anche se dovessi morire per te, non mi arrenderò con te, insegnante donatomi da Dio!

U porte d'ingresso Gesù vide da un lato della soglia la Vergine purissima e dall'altro la Maddalena. Entrambi erano in ginocchio.

Gesù baciò sua madre sulla fronte e in quel momento Maddalena premette l'orlo della sua veste sulle sue labbra.

«Nella notte in cui fu tradito, prese il pane..., lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete, gustate: questo è il mio corpo, che è spezzato per voi in remissione dei peccati. . Allo stesso modo il calice dicendo: Bevetene tutti: questo è il mio sangue del Nuovo Testamento, versato per voi e per molti in remissione dei peccati.- queste parole del Vangelo (a differenza dei protestanti, che vedono nel sacramento della comunione solo un significato simbolico condizionale e non gli attribuiscono un significato speciale) ortodosse e Chiesa cattolica sempre preso alla lettera. Dopo il canone eucaristico, celebrato durante la liturgia, il vino comincia veramente a possedere le proprietà del sangue di Cristo e il pane - le proprietà del corpo del Salvatore! L'uomo è debole e peccatore! Un episodio sorprendente, avvenuto nell'VIII secolo, quando mancavano ancora diversi secoli alla divisione delle chiese, conferma la ragione dei cattolici e degli ortodossi nella disputa con la "magnanimità" protestante dei seguaci di Lutero e Calvino. Uno degli ieromonaci (cioè sacerdoti con rango monastico), che stava celebrando un servizio nella chiesa di San Legontius, nell'antica città italiana di Lanciano, cominciò improvvisamente a essere tormentato dai dubbi: “Esiste addirittura il sacramento della trasfigurazione? ? Chi lo dimostrerà? Dopotutto, esteriormente né il vino né il pane cambiano in alcun modo. E se questo fosse solo un simbolo?...” - pensieri come questi iniziarono a sedurre quest'uomo. La storia, purtroppo, non ha conservato il suo nome, ma è stato “grazie a” lui che il Signore ha rivelato quello stesso miracolo eucaristico capace di suscitare stupore e stupore in chiunque ne abbia sentito parlare. Tuttavia, ahimè, oggi pochi lo conoscono per ragioni di proprietà abbastanza nota. Il significato speciale di questo fenomeno sta nel fatto che, a differenza del nome del monaco, egli non cadde nell'oblio senza lasciare traccia: le sue prove materiali sono sopravvissute fino ad oggi! Carne umana nelle mani e sangue nella coppa In quel momento, quando lo ieromonaco, tormentato da dubbi spirituali, spezzò il pane eucaristico, gridò con paura e sorpresa a tutta la chiesa: il pane ordinario si trasformò improvvisamente in qualcosa di completamente incomprensibile, e nella coppa, invece del vino, una densa apparve un liquido scarlatto, che ricordava incredibilmente il sangue! Quando il pastore stupito esaminò ciò che aveva tra le mani, rimase semplicemente sbalordito dall'orrore: nel suo palmo giaceva qualcosa che sembrava una sottile fetta di carne umana... I monaci, che accorsero al grido e circondarono il loro fratello in una anello, non erano meno sbalorditi. Lo stesso ieromonaco, con voce tremante di eccitazione e paura, confessò subito ai fratelli il suo peccato di mancanza di fede, raccontando i dubbi che lo tormentavano durante la liturgia. Subito dopo la fine del servizio, cadde in ginocchio davanti all'icona del Salvatore e pregò a lungo, a lungo...
Un frammento... del cuore di Cristo? E la cosa più sorprendente è che da allora nella città di Lanciano, nella chiesa di San Legontius (oggi San Francesco), per dodici secoli hanno continuato a essere conservate incorruttibili queste sante reliquie: il sangue e il corpo di Cristo miracolosamente materializzati. La notizia del miracolo avvenuto si diffuse immediatamente in tutte le città e i villaggi vicini e i pellegrini accorsero al santuario. Successivamente, i Santi Doni acquisiti furono solennemente posti in un'antica ciotola composta da un unico pezzo di cristallo di rocca, in modo che ogni pellegrino potesse vedere e adorare personalmente questo miracolo. Dal 1574, gli scienziati naturali osservano il santuario e dall'inizio degli anni '70 del secolo scorso gli esperimenti hanno acquisito un carattere scientifico serio. Uno studio fondamentale, ad esempio, sui Santi Doni è stato condotto da Odoardo Linoli, professore presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Siena, che è una delle massime autorità nel campo dell'anatomia, dell'istologia patologica, della chimica e della microscopia clinica. La sua conclusione: ciò che rimane incorruttibile nella coppa di cristallo della chiesa della città di Lanciano rappresenta la carne e il sangue originali dell'uomo! La carne è un frammento del tessuto muscolare del cuore, in sezione trasversale contenente il miocardio, l'endocardio e il nervo vago. Come presupposto, il professore ha anche affermato che il "materiale" da lui studiato contiene tessuto del ventricolo sinistro, ciò è confermato dal notevole spessore del miocardio. Il sangue della coppa e quello contenuto nella carne appartengono allo stesso gruppo, che, tra l'altro, è identico a quello trovato sulla famosa Sindone di Torino - il sudario in cui, secondo la leggenda, Cristo fu avvolto dopo la morte la croce e su cui furono impresse immagini negative del suo volto e del suo corpo. Sangue che può... essere trasfuso a una persona! Un esame del sangue ha mostrato che conteneva proteine ​​e minerali in percentuali normali per il sangue umano normale. Allo stesso tempo, gli scienziati hanno sottolineato in particolare: ciò che li ha sorpresi soprattutto è stato il fatto che carne e sangue siano stati preservati per dodici (!) secoli! E, soprattutto, continuano a preservarsi, nonostante gli effetti fisici, atmosferici e biologici, nonostante non esistano conservanti speciali o misure di protezione artificiale.
Per illustrare in modo più sostanziale l'unicità di questo fenomeno, proporrò un esperimento: provare a preservare il sangue di qualsiasi organismo a sangue caldo in condizioni normali, sia esso il proprio o sparso sul tavolo da un pezzo di manzo scongelato. Penso che qualsiasi casalinga sappia che entro 24 ore l'atmosfera nell'appartamento diventerà così pesante che sarà possibile respirare solo con una maschera antigas: normale decomposizione cadaverica. E ogni medico alle prime armi ti confermerà che il decadimento di qualsiasi organismo biologico altamente sviluppato dopo la sua morte inizia proprio con il sangue: è questo che è più suscettibile alla decomposizione. Tuttavia, il sangue che gli scienziati hanno studiato, se portato allo stato liquido, anche dopo dodici secoli di conservazione resta idoneo alla trasfusione e avrà tutte le proprietà del sangue fresco! Ruggero Bertelli, professore di anatomia umana normale presso la stessa Università di Siena, che condusse le sue ricerche parallelamente a Odoardo Linoli, ottenne esattamente gli stessi risultati. Durante ripetuti esperimenti, che sono stati eseguiti alla fine il secolo scorso, utilizzando attrezzature più avanzate e tenendo conto delle nuove conquiste scientifiche nel campo dell'anatomia e della patologia, queste conclusioni sono state confermate! Anche durante la vita dei contemporanei di questo miracolo, il sangue materializzato si coaguli quasi immediatamente in cinque piccole palline indurite di forme diverse. E ciascuna di queste palline, presa separatamente, pesa esattamente come... tutte e cinque prese insieme! D'accordo, solo questo può scioccare chiunque e contraddice semplicemente le leggi della natura conosciute oggi. Tuttavia, questo è un fatto che nessuno scienziato può spiegare.

Alexey CHEVERDA

San Giovanni Crisostomo

San Cirillo d'Alessandria

Giusto Giovanni di Kronštadt

Blzh. Gironimo di Stridonskij

Blzh. Teofilatto della Bulgaria

Arte. 27-28 Poi, preso il calice e rese grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti». Poiché questo è il mio sangue del Nuovo Testamento, che è versato per molti in remissione dei peccati

Proprio come l'Antico Testamento prevedeva massacri e sangue, così il Nuovo Testamento prevede sangue e massacri. "Versare per molti" Ha detto invece di “versato per tutti”, perché tutti sono molti. Ma perché non ha detto sopra: "Prendete, mangiate tutto", ma qui ha detto: "bevi da tutto"? Alcuni dicono che Cristo disse questo per amore di Giuda, poiché Giuda, avendo preso il pane, non lo mangiò, ma lo nascose per mostrare agli ebrei che Gesù chiama il pane la sua carne; Non bevve nemmeno il calice, non potendo nasconderlo. Pertanto è come se il Signore dicesse: "bevete tutti". Altri lo interpretano in senso figurato, vale a dire: poiché il cibo solido non può essere assunto da tutti, ma solo da coloro che sono maggiorenni, e tutti possono bere, per questo motivo qui ha detto: "bevete tutti", perché tutti tendono ad accettare i dogmi più semplici.

Origene

Evfimy Zigaben

Versetti 27-28 Poi, preso il calice, hai reso lodi e lo hai dato loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del nuovo testamento, versato per molti in remissione dei peccati. .”

E tu, preso il calice, hai reso lodi e lo hai dato loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue della nuova alleanza».

quelli. nuova legislazione. Il sangue dell'agnello rappresentativo apparteneva all'antica alleanza, ma il sangue del vero Agnello appartiene alla nuova. Oppure: lo disse per amore del sangue menzionato nell'Antico Testamento. Il libro dell'Esodo (24,6-8) dice che Mosè, dopo aver ucciso i tori, versò metà del sangue nella coppa e, preso il libro dell'alleanza, lesse ad alta voce al popolo, e quello disse: tutto ciò che il Signore dice, creiamolo e ascoltiamolo. Prendendo il sangue, Mosè asperse il popolo e disse: Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore vi ha comandato riguardo a tutte queste parole. Questo sangue era il sigillo dell'alleanza, testimonianza e garanzia dell'unione con il popolo.

Ci siamo prodigati per così tanto

Quel sangue è stato versato solo per gli ebrei, ma questo sangue è stato versato per tutti i popoli. Qui chiama tutti molti, perché tutti sono anche molti. Oppure ha detto: per molto rispetto al popolo ebraico, poiché è più numeroso di coloro che sono liberati da tutto e salvati, per amore dei quali Gesù Cristo è morto.

Per la remissione dei peccati

Quel sangue fu versato solo per la salvezza dei primogeniti, e questo per la remissione dei peccati di tutti gli uomini. Guarda quanto sono più grandi i nuovi sacramenti degli antichi. Ed era molto opportuno usare qui il nome di alleanza, poiché la morte si stava già avvicinando e i testamenti vengono redatti da persone che stanno morendo. Come l'antica alleanza aveva sacrifici e sangue, così la nuova ha il Corpo e il Sangue del Signore. E non ha detto: questi sono simboli del mio corpo e del mio sangue, ma questo è il mio corpo e questo è il mio sangue. Quindi, non è necessario guardare alla natura di ciò che viene offerto, ma al suo potere. Proprio come Gesù Cristo ha divinizzato la carne ricevuta in modo per noi incomprensibile, così la trasforma invisibilmente nel Suo Corpo vivificante e nel Suo Sangue più onesto. Pane e corpo, vino e sangue hanno alcune somiglianze tra loro. Il pane e il corpo hanno proprietà terrene, e il vino e il sangue riscaldano. Come il pane fortifica, così il Corpo di Cristo fa questo e ancora di più: santifica sia il corpo che l'anima; e come il vino rende felici, così il Sangue di Cristo fa questo e ancora di più: diventa protezione. Poiché tutti noi credenti partecipiamo dell'unico Corpo e Sangue, attraverso la comunione stessa di questi Misteri diventiamo tutti uno: siamo tutti in Cristo e Cristo è in tutti noi: Avvelena la mia carne, - si dice, - e bevi il mio sangue dimora in me e io sono in lui(Giovanni 6:57). Il Verbo era unito alla carne mediante la percezione, e questa carne è nuovamente unita a noi mediante la comunione. Dopo aver menzionato il sangue e l'alleanza, rese nuovamente visibile la sua morte, affinché, grazie ai frequenti richiami, i discepoli la sopportassero più facilmente. Se però durante la sofferenza stessa si sentissero confusi anche con richiami così frequenti, cosa non avrebbero sperimentato se non avessero saputo nulla in anticipo? Luca (22:19) dice che anche Gesù Cristo disse: fate questo in memoria di Me, è un sacramento nuovo, e non quello vecchio. Quello, l'antico sacrificio fu compiuto in ricordo della liberazione dei primogeniti ebrei in Egitto e della liberazione degli ebrei, e questo - in ricordo del Signore. Attraverso questo sacramento ricordiamo che Egli ha dato a morte il suo corpo per noi e ha versato il suo sangue, e così lo rinnoviamo costantemente nella nostra memoria. Guarda come trasforma i discepoli dal vecchio sacrificio al nuovo. A cosa servono i prototipi per chi ha già il prototipo stesso? Crisostomo dice che Gesù Cristo fu il primo ad accettare questo sacramento, in modo che i discepoli non fossero imbarazzati dal fatto che fosse stato loro comandato di accettare corpo e sangue; e le Sue parole lo dimostrano:

Interpretazione del Vangelo di Matteo.

Lopuchin A.P.

Poi, preso il calice e rese grazie, lo diede loro e disse: «Bevetene tutti».

(Marco 14:23; Luca 22:20; 1 Cor. 11:25). Come affermato sopra, l'uso del vino durante la cena pasquale tra gli ebrei non era un'istituzione originale, ma entrò in uso dopo, ma prima del tempo di Cristo. Di solito venivano riempite tre o quattro tazze. Quale di essi sia servito a stabilire la comunione è difficile da determinare; molto probabilmente il terzo. Quando i piatti furono preparati e la compagnia cominciò a mangiare, fu distribuita la prima coppa, benedetta dal proprietario con parole di ringraziamento, e bevuta in ordine dai presenti (Lc 22,14-17). Dopodiché, dopo essersi lavati le mani, la festa si apriva con tutti che prendevano erbe amare e mangiavano; poi sono stati letti alcuni brani della legge, scelti in anticipo. Poi fu distribuita la seconda coppa di vino e il padrone di casa, secondo Es. 12:26 e seguenti, spiegò al figlio, in risposta alla sua domanda, lo scopo e il significato della festa; poi - hallel (Alleluia Sal. 112-117), durante il quale, alla fine del canto del Sal. 112 e 113 si beveva il calice (che già nell'antichità veniva cantato durante la celebrazione della Pasqua, riporta Is. 30:29). Solo allora seguì il consumo, con benedizione, di mazzot spezzati e di un agnello al forno. Questa era, infatti, una vacanza, durante la quale tutti si sdraiavano, mangiavano e bevevano a piacimento. Alla fine del pasto, l'ospite si lavò nuovamente le mani, ringraziò Dio per il banchetto concesso e benedisse la terza coppa, che era chiamata principalmente la coppa della benedizione (cfr. 1 Cor. 10:16; Matteo 26:26 ss. e Luca 22:19 ss) e lo bevve con i suoi compagni. Poi si passò la quarta coppa e si cantò nuovamente l'hallel al ritmo del salmo. 114-117, e il proprietario benedisse il calice con le parole del Sal. 117:26 e lo bevve con i commensali (cfr Mt 26,29). Queste quattro coppe dovevano essere possedute dai poveri; i bisognosi li ricevevano dalla società. A volte c'era una quinta coppa e allo stesso tempo si cantava il Sal. 119-136 - facoltativo.

“Perché”, nota Teofilatto, “non ha detto sopra: “Prendete, mangiate tutto” e qui ha detto: "Bere da tutto?" Alcuni dicono che Cristo disse questo per amore di Giuda, poiché Giuda, avendo preso il pane, non lo mangiò, ma lo nascose per mostrare agli ebrei che Gesù chiama il pane la sua carne; bevve la coppa con riluttanza, non potendo nasconderla. Pertanto è come se il Signore dicesse: “bevete tutti”. Altri lo interpretano in senso figurato, vale a dire: poiché il cibo solido non può essere assunto da tutti, ma solo da coloro che sono maggiorenni, e tutti possono bere, per questo motivo qui ha detto: "bevete tutti", poiché è comune a tutti accettare i dogmi più semplici. Queste parole di Teofilatto sembrano contrarie all'insegnamento della Chiesa romana, secondo il quale è vietato ai laici bere dal calice. "Tutti" - questa parola probabilmente si riferiva principalmente agli apostoli presenti alla cena. Ma vale senza dubbio per tutti i cristiani. La parola ποτήριον in Matteo e Marco è pronunciata senza membro (secondo le migliori letture), in Luca e nell'apostolo Paolo con un membro (το ποτήριον).

Bibbia esplicativa.