Cos'è l'Eucaristia nell'Ortodossia in termini semplici. Cos'è l'Eucaristia: descrizione, significato del sacramento, caratteristiche della sua attuazione

23.07.2019 Sport

Che è condotto dal Centro Patriarcale per lo sviluppo spirituale della gioventù presso il Monastero Danilov nella Casa Centrale dei Giornalisti. Presidente del Dipartimento Estero collegamenti ecclesiali Il metropolita Hilarion di Volokolamsk del Patriarcato di Mosca ha tenuto una conferenza sul tema: “L’Eucaristia è il nucleo della vita del cristiano”.

Tutti godano la festa della fede, tutti accolgano la ricchezza del bene!

San Giovanni Crisostomo

Un saluto ai giovani

Sono molto felice, trovandomi con voi oggi, di rendermi conto che davanti a me ci sono i giovani ortodossi, cioè quei giovani dei quali non si può più dire che siano solo sulla soglia della Chiesa. Siete una generazione veramente nuova di giovani che vanno in chiesa - quelli che, come tutti i giovani di tutti i tempi, cercano il significato, la verità, Dio, cercano il loro percorso nella vita, ma, a differenza di molte persone della mia generazione, sanno dove guardare e collegano saldamente la formazione del loro uomo interiore con la Chiesa.

Oggi, in molti modi, siete voi che modellate e rinnovate il Corpo di Cristo, la sua Chiesa. Siete speranza non solo per la Chiesa, ma anche per tutta la nostra società. Vivi in ​​mezzo al mondo, essendo nel suo segmento più dinamico. Sei dove c'è una lotta tra il bene e il male, dove non è ancora chiaro chi sia il vincitore, ma molto dipende da cosa c'è al centro della tua vita.

Al giorno d'oggi non si può più dire che la Chiesa ortodossa russa sia solo una Chiesa in ripresa. La fase iniziale del risveglio della chiesa è terminata. Oggi la Chiesa è chiamata a vivere non tanto come un impulso romantico da principiante, ma come la vita pura di un organismo maturo - con un proprio modo di vivere interno, una posizione chiara. E dobbiamo capire cosa ci rende unici e cosa c’è di veramente eccezionale in noi tra le tante comunità e sottoculture moderne.

Possiamo semplicemente dire che siamo i custodi di qualche verità astratta o verità? Che siamo ortodossi e questa è l'unica ragione per cui Dio è con noi? Cosa abbiamo conservato, o meglio, qualcuno ha conservato per noi qualche tradizione incontaminata? Siamo solo rappresentanti di una certa sottocultura o siamo il “sale della terra” e la “luce del mondo”? Cosa significa la nostra speranza di salvezza? Cosa significa questa parola: "salvezza", a cui non si pensa da molto tempo nel mondo? società moderna come lo intendevano i nostri antenati?

Tra i nostri giovani ortodossi, tutte queste domande sorgono in una forma o nell'altra e costringono i giovani cuori e le menti a dare uno sguardo nuovo al contenuto della nostra fede. Sono direttamente o indirettamente presenti nei dibattiti e nelle conversazioni nelle scuole teologiche, nei gruppi giovanili nelle parrocchie, incoraggiando giovanotto costruisci per te una certa scala di priorità: qual è il fondamento della mia fede e cosa si basa su questo fondamento?

È tanto più importante rispondere a queste domande perché un giovane spesso si trova di fronte a una scelta dalla cui correttezza dipende tutta la sua vita successiva. È in giovane età che, di regola, avviene la scelta tra monachesimo o la vita familiare, tra sacerdozio o servizio alla Chiesa a rango laicale. Tutti questi passaggi significativi e determinanti non possono essere azioni spontanee, ma devono diventare decisioni di una persona che ha obiettivi specifici determinati da valori chiari per se stessa.

Cosa rende salato il sale?

È sui valori, sul fondamento della nostra fede, che vorrei dirvi qualcosa oggi. Più specificamente, parlerò del valore più importante della nostra Chiesa, della sua radice viva, dalla quale essa costantemente cresce e si rinnova. Parlerò della Santa Eucaristia perché è proprio questo che rende eccezionale il nostro corpo ecclesiale, è proprio questo che dà alla nostra comunità cristiana una dimensione diversa da quella in cui vive qualsiasi altra comunità.

Sono convinto che il rinnovamento dell'identità eucaristica nella nostra Chiesa sia una delle priorità, insieme all'aumento del livello di istruzione o all'impegno nel sociale. Direi che, in un certo senso, l'autocoscienza eucaristica prevale addirittura su tutti questi compiti. E questo non perché l'attività sociale della Chiesa non sia importante o non rilevante. Al contrario, perché i risultati qualitativi della Chiesa in questi ambiti sono possibili solo a condizione che la Chiesa comprenda chiaramente la sua natura e, secondo questa autocoscienza, formuli la sua missione attuale.

Lotta per vita migliore, per la Chiesa, si tratta di una lotta completamente diversa da quella condotta, ad esempio, partiti politici o organizzazioni pubbliche. Il ruolo della Chiesa nella società è chiaramente definito dal suo fondatore, il Signore Gesù Cristo, che invita la comunità dei credenti ad essere il sale della terra, il lievito, ad essere una forza capace di risvegliare tutte le forze migliori della società.

E ciò che rende salato il nostro sale, ciò che permette alla Chiesa, pur rimanendo una forza apparentemente piccola, di trasformare il mondo è la Santa Eucaristia. L'Eucaristia è il valore principale della nostra Chiesa, è la sua unicità, il suo significato e significato. L'Eucaristia definisce la natura della Chiesa e la rende veramente vitale e attuale in tutte le epoche per tutti gli uomini da duemila anni. L'Eucaristia unisce i membri della Chiesa attorno all'altare, ravviva la teologia, che sembrerebbe astratta dalla vita reale, e la rende esperienza personale e comunitaria. L'Eucaristia motiva e definisce la moralità cristiana e incoraggia la Chiesa e tutti i suoi membri ad essere testimoni e confessori del messaggio divino al mondo.

L'Eucaristia è il valore più importante della Chiesa

Spesso sentiamo la frase “valori tradizionali”. In fondo, è la divulgazione di questa formulazione il contenuto del nostro sermone rivolto al mondo; un mondo in cui le cose ovvie diventano sempre meno ovvie. Pur preservando in questo modo il contenuto della nostra testimonianza esterna, dentro di noi, nell'ambiente ecclesiale, dovremmo porre più spesso la questione di cosa determina la portata di questi valori tradizionali, o meglio, cosa, nella nostra comprensione, riempie questi valori ​con il proprio contenuto valoriale. E non sbaglieremo mai se diciamo che questa base di valori, la base della nostra confessione e visione del mondo, la fonte di ispirazione e convinzione è l'Eucaristia. E questo perché, secondo la fede della Chiesa, è nell'Eucaristia che essa incontra Cristo, si unisce a Lui, trae forza e conoscenza, comunica con Lui e sperimenta intimamente l'incontro del terreno e del celeste: l'incontro con la Fonte della vita piena e del significato duraturo.

L'Eucaristia è il vero valore della Chiesa, perché ci unisce a Cristo, senza il quale la Chiesa non è Chiesa. L'Eucaristia dà alla Chiesa una base esistenziale e semantica, rendendola un'unica comunità divino-umana. Ecco perché la Chiesa, la sua vita e la sua attività costituiscono un fenomeno unico, senza il quale la vita del mondo non avrebbe senso né giustificazione. Cristo ha fondato la Chiesa a questo scopo, affinché essa vivesse di essa e la comunicasse al mondo. Questo è l'obiettivo chiaro e allo stesso tempo il fondamento della Chiesa: donare al mondo Cristo, il Dio vivente incarnato.

Questo principio di esistenza – l’esistenza eucaristica della Chiesa – è stato stabilito da Cristo stesso. L'Eucaristia è apparsa agli albori della storia della Chiesa, prima ancora della sofferenza, della morte e della risurrezione salvifica di Cristo. Era il nucleo della comunità emergente dei credenti prima di ogni testo sacro e prima di ogni tradizione consolidata. L'Eucaristia attualizza l'esperienza degli apostoli e di coloro che sono stati vicini a Cristo, che lo hanno ascoltato e hanno vissuto con Lui. Questa esperienza non differirebbe dall'esperienza dei seguaci di altri eminenti maestri e profeti, dall'esperienza di altre comunità, se non trovasse nell'Eucaristia la sua massima espressione.

All’inizio del Vangelo di Luca, dove si narra la nascita del Salvatore, l’angelo del Signore annuncia ai pastori di Betlemme «una grande gioia che sarà per tutti gli uomini» (Lc 2,10). Concludendo la “Buona Novella”, l'evangelista Luca scrive degli apostoli: “Lo adorarono [il Cristo asceso] e tornarono a Gerusalemme con grande gioia...” (Lc 24,52). La gioia di una persona che ha trovato Dio non può essere analizzata o definita; si può solo entrarvi – “entrare nella gioia del tuo Maestro” (Matteo 25:21). E non abbiamo altro mezzo per entrare in questa gioia se non quell'atto sacro, che fin dagli inizi della Chiesa è stato per essa sia la fonte che il compimento della gioia, si potrebbe addirittura dire, il sacramento stesso della gioia. Il rito sacro è la Divina Liturgia, nella quale si celebra il “mistero dei sacramenti”: la Santa Eucaristia.

Partecipazione all'Eucaristia: continua o regolare?

La vera Ortodossia è impossibile senza la partecipazione costante di ogni cristiano all'Eucaristia. Tuttavia oggi, purtroppo, a molti l’idea della comunione frequente sembra ancora un’innovazione senza precedenti.

Gli antichi cristiani si comunicavano molto spesso: alcuni tutti i giorni, altri tre o quattro volte alla settimana, altri solo la domenica e vacanze. Ma gradualmente, nello sviluppo storico delle singole Chiese locali, l'atteggiamento nei confronti della comunione è cambiato. Durante l’era sinodale, nella Chiesa russa è stata istituita la tradizione della comunione annuale obbligatoria per confermare la propria appartenenza all’Ortodossia. Ricevevano la comunione, di regola, il sabato della prima settimana di Quaresima. Naturalmente, i giorni di preparazione al sacramento erano giorni di digiuno rigoroso, un tempo in cui una persona doveva, per così dire, raccogliersi, smontata in pezzi durante l'intero anno passato, finché non accettava i Misteri di Cristo.

Questa pratica della comunione rara (solo nelle festività principali o durante i digiuni, o anche una volta all'anno) è nata quando lo spirito di pietà eucaristica si è indebolito nella Chiesa. Per alcuni la comunione si trasformò in una formalità - un “dovere religioso” da compiere; altri temevano di offendere la santità del sacramento e cominciarono a riceverlo il più raramente possibile (come se, ricevendo la comunione raramente, diventassero di più); degno).

La pratica consolidata della comunione è diventata quasi un nuovo dogma, caratteristica distintiva fanatico della pietà ortodossa. Coloro che desideravano ricevere la comunione più spesso potevano essere sospettati di eresia o illusione. Così, ad esempio, un giovane studente della scuola militare, Dmitrij Brianchaninov, il futuro sant'Ignazio, portò in estrema confusione il suo confessore dicendogli del suo desiderio di confessarsi e ricevere la comunione ogni domenica.

La questione della frequenza della comunione è stata sollevata all'inizio del XX secolo nel processo di preparazione del Consiglio locale della Federazione Russa. Chiesa ortodossa 1917-1918. Si raccomandava, con riferimento alle opere patristiche, di ritornare alla pratica cristiana primitiva di ricevere la comunione ogni domenica. E in effetti, i Santi Padri consigliano ai cristiani di non rifuggire mai dall'Eucaristia, sottintendendo che tutti i presenti partecipano sempre ai Santi Misteri. Ad esempio, secondo le parole dello ieromartire Ignazio il Teoforo (I secolo), ai credenti nell'Eucaristia viene data la sacra “medicina dell'immortalità”, “l'antidoto alla morte”, e quindi è necessario “riunirsi più spesso per l’Eucaristia e la lode di Dio”. San Nilo (IV secolo) dice: “Astenetevi da tutto ciò che è corruttibile e partecipate ogni giorno alla divina Cena, perché in questo modo il Corpo di Cristo è nostro”. San Basilio Magno scrive: «È cosa buona e molto utile comunicarsi e ricevere ogni giorno il Corpo e il Sangue di Cristo... Noi invece ci comunichiamo quattro volte alla settimana: nel giorno del Signore, il mercoledì, il venerdì e il sabato, come così come negli altri giorni in cui si ricorda qualche santo." Secondo l'ottavo canone apostolico, coloro che non ricevevano la comunione per lungo tempo senza una buona ragione venivano scomunicati dalla Chiesa: "I fedeli che non rimangono nella santa comunione dovrebbero essere scomunicati perché introducono disordine nella Chiesa". Anche san Giovanni Cassiano il Romano parlò della comunione frequente nel V secolo.

Non solo all'inizio dell'era cristiana, ma anche in tempi successivi, molti santi invocarono la comunione frequente. Nell'XI secolo San Simeone Nuovo teologo ha insegnato la necessità di ricevere quotidianamente la comunione con le lacrime. Nella seconda metà del XVIII secolo, il monaco Nicodemo del Sacro Monte e San Macario di Corinto scrissero un semplice e allo stesso tempo brillante "Il libro più pieno di sentimento sulla comunione continua dei Santi Misteri di Cristo", un libro che non ha ancora perso la sua rilevanza. Dice: "A tutti i cristiani ortodossi è comandato di comunicare spesso, in primo luogo, con i Sovrani Comandamenti di nostro Signore Gesù Cristo, in secondo luogo, con gli Atti e le Regole dei Santi Apostoli e dei Santi Concili, nonché con le testimonianze dei Divini Padri , in terzo luogo, con le parole stesse, i riti e il sacro rito della Santa Liturgia, e in quarto e ultimo luogo la stessa Santa Comunione”. Nel XIX secolo, S giusto Giovanni Kronstadt serviva quotidianamente la liturgia e dava la comunione a migliaia di persone.

Naturalmente dobbiamo essere consapevoli del fatto che siamo evidentemente indegni e non potremo mai essere degni del sacramento della Comunione. Allo stesso tempo, non dobbiamo pensare che diventeremo più degni se riceveremo la Comunione meno spesso o se ci prepareremo in qualche modo speciale. Rimarremo sempre indegni! La nostra natura umana a livello spirituale, mentale e fisico sarà sempre inadeguata rispetto a questo sacramento. La comunione è un dono dell’amore e della cura di Dio, e quindi la vera preparazione per accettare questo dono non è mettere alla prova la propria disponibilità, ma comprendere la propria impreparazione. L'Eucaristia ci è stata donata affinché, comunicando e unendoci a Cristo, diventiamo più puri e più degni di Dio: «Poiché vuoi vivere in me, mi avvicino con coraggio...». Quanto più corretto è questo approccio che rifiutando per impreparazione la Comunione, che in un certo periodo di tempo ha trionfato nella nostra Chiesa e ha reso la maggior parte delle liturgie l'Eucaristia senza comunicanti!

La Tavola del Signore

L'Ultima Cena, celebrata da Cristo insieme ai suoi discepoli, era l'antica cena pasquale ebraica, durante la quale i membri di ogni famiglia si riunivano in Israele per mangiare l'agnello sacrificale. Ma se la cena pasquale dell'Antico Testamento era un pasto in famiglia, allora all'Ultima Cena del Nuovo Testamento hanno partecipato i discepoli di Cristo - non i suoi parenti nella carne, ma parenti nello spirito, la famiglia che in seguito sarebbe cresciuta nella Chiesa. E invece dell'agnello, c'era Lui stesso, che si sacrificava “come un agnello senza difetto e senza macchia, predestinato prima della fondazione del mondo” per la salvezza degli uomini (1 Pietro 1:19–20). Questi incontri furono continuati dai Suoi discepoli anche dopo la morte sulla croce e la Risurrezione del Salvatore. Si riunivano il primo giorno della settimana – il cosiddetto “giorno del sole”, quando Cristo fu resuscitato – per la “frazione del pane”.

Mangiare insieme unisce le persone. In tutti i secoli al pasto fraterno insieme è stata data una grande importanza. Ma nell'antica tradizione ebraica rivestiva un'importanza particolare la cena pasquale, sostituita nel Nuovo Testamento dalla cena eucaristica. A poco a poco, man mano che le comunità cristiane crescevano, l'Eucaristia si trasformò da pasto comune, cena, in servizio divino.

La preghiera liturgica ci invita costantemente alla stessa cosa: “Unitevi tutti, dall’unico Pane e Calice di comunione, gli uni agli altri, in un unico Spirito Santo”. Qualsiasi studio più o meno serio del rito eucaristico non può non convincerci che tutto questo rito, dall'inizio alla fine, è costruito sul principio di correlazione, cioè la dipendenza reciproca dei ministeri del primate e del popolo. Questo collegamento può essere definito ancora più precisamente come co-servizio. Tutti i monumenti paleocristiani testimoniano che l'“assemblea” fu sempre considerata il primo e fondamentale atto dell'Eucaristia. Ciò è indicato anche dal nome liturgico più antico del celebrante dell'Eucaristia: primate. La sua prima funzione è quella di condurre la riunione, ad es. nell’essere “il primate dei fratelli”. L'incontro, quindi, è il primo atto liturgico dell'Eucaristia, il suo fondamento e il suo inizio.

Incontro dei credenti

Oggi, il “raduno degli oranti” (cioè l’incontro) ha cessato di essere percepito come la forma primaria dell’Eucaristia, e nell’Eucaristia hanno smesso di vedere e sentire la forma primaria della Chiesa. La pietà liturgica è diventata estremamente individualistica, come dimostra eloquentemente la pratica moderna della comunione, che è completamente subordinata ai “bisogni spirituali” dei singoli credenti, e che nessuno – né clero né laici – percepisce nello spirito della stessa preghiera eucaristica , già da noi citato, per l'unione di tutta la “comunione in un solo Spirito Santo”.

La parola “concelebrazione” viene ora applicata solo al clero che partecipa al servizio, mentre per i laici la loro partecipazione è considerata del tutto passiva; Pertanto, nella teologia scolastica, quando si elencano le condizioni necessarie per servire la liturgia, di solito viene menzionato tutto, dal sacerdote ordinato legalmente alla qualità del vino. Tutto tranne il “radunarsi in Chiesa”, che non è considerato una “condizione” della liturgia oggi.

E i laici stessi non percepiscono la loro presenza alla Liturgia dall'inizio alla fine come un elemento obbligatorio della Liturgia. Sanno che il servizio inizierà a una certa ora, secondo l'orario affisso sulle porte del tempio, indipendentemente dal fatto che arrivino all'inizio, a metà o anche alla fine.

Tuttavia, è la Chiesa riunita nell'Eucaristia che è immagine e realizzazione del Corpo di Cristo, e solo grazie a ciò coloro che sono riuniti potranno ricevere la comunione, cioè la comunione. essere partecipi del Corpo e del Sangue di Cristo, rappresentandolo come loro congregazione. Nessuno potrebbe mai ricevere la comunione, nessuno sarebbe mai degno e “sufficientemente” santo per essa, se essa non fosse stata donata e comandata nella Chiesa, nell'assemblea, in quella misteriosa unità in cui noi, costituendo il Corpo di Cristo , possiamo essere partecipi e partecipi della Vita Divina senza condanna ed “entrare nella gioia del nostro Maestro” (Matteo 25:21). Il miracolo della congregazione ecclesiale è che non è la “somma” di persone peccaminose e indegne che la compongono, ma il Corpo di Cristo. Questo è il segreto della Chiesa! Cristo dimora nelle sue membra, e quindi la Chiesa non è fuori di noi, non è al di sopra di noi, ma noi siamo in Cristo e Cristo è in noi, cioè noi siamo la Chiesa.

Eucaristia: presenza di Dio

Essere nella Chiesa significa essere con Cristo, che ci si rivela nel sacramento dell'Eucaristia. “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno” (Giovanni 6:53–54). In queste parole di Cristo è racchiuso il segreto della comunione con Dio, aperta ad ogni membro della Chiesa. E il nostro incontro con il Salvatore non è un incontro episodico, ma una vita costante, intensa, piena di un'aspirazione eterna, di un desiderio eterno di affermarci in Dio, di unirci a Lui.

Il sacramento dell'Eucaristia come sacramento dello stare di Cristo con l'uomo è unico; non c'era niente di simile al mondo! Cristo è con le persone - non come un ricordo, non come un'idea, ma come Realmente Presente! Per i cristiani ortodossi l'Eucaristia non è solo un'azione simbolica compiuta in ricordo dell'Ultima Cena, ma l'Ultima Cena stessa, rinnovata da Cristo in ogni Eucaristia e continua continuamente nella Chiesa, da quella Notte di Pasqua quando Cristo era a tavola con i suoi discepoli. Ecco perché la Chiesa attribuisce al sacramento dell'Eucaristia un significato speciale e incomparabile in materia di salvezza umana.

Dopo la Caduta, le persone persero gradualmente il senso della presenza di Dio. La loro volontà non era più in armonia con la volontà di Dio. Per salvare e guarire la natura umana, trasformata in peccato, Dio discende sulla terra. Ma la salvezza e la santificazione non possono esserci date semplicemente dall’esterno. Deve essere percepito in modo creativo da noi dall'interno. E quindi Dio non discende semplicemente da Se stesso, ma discende attraverso l'uomo, sanando la nostra natura con l'immutabilità della Sua Divinità. La Persona Divina di Cristo leviga quelle pieghe della natura umana percepita, quelle cicatrici peccaminose che sono apparse in essa dopo la Caduta. Natura umana Cristo viene divinizzato, trasfigurato.

E Cristo ha reso questo dono della trasfigurazione disponibile a tutti coloro che credono in Lui, istituendo il più grande sacramento cristiano: il sacramento dell'Eucaristia, la comunione del Suo Corpo e Sangue. In questo sacramento non solo comunichiamo con Dio, ma Dio entra nella nostra natura, e questo ingresso di Dio in noi non avviene in qualche modo simbolico o spirituale, ma è assolutamente reale: il Corpo di Cristo diventa il nostro corpo e il Sangue di Cristo comincia a scorrere nelle nostre vene Cristo diventa per una persona non solo un insegnante, non solo un ideale morale, diventa cibo per lui e una persona, assaporando Dio, si unisce a Lui spiritualmente e fisicamente.

Proprio come in un pasto normale, quando una persona mangia, entra in comunione con la natura, ne diventa parte e lei diventa parte di lui. Il cibo consumato da una persona non viene semplicemente digerito, entra nella nostra carne e nel nostro sangue e si trasforma nei tessuti del nostro corpo. Quando viene celebrato il sacramento dell'Eucaristia, il Signore non entra in noi in modo invisibile, non puramente spirituale, ma molto realisticamente, diventando parte del nostro essere. Diventiamo il Pane celeste che abbiamo gustato, cioè particelle del Corpo di Cristo.

Cosa viene consacrato nella liturgia?

La carne trasfigurata di Cristo entra nella vita di ogni cristiano attraverso la comunione, riempiendolo della sua presenza vivificante e della sua energia divina. Influisce ontologicamente sull'uomo dall'interno, spingendo la sua coscienza verso una buona scelta. E questa non è violenza. L'apostolo Paolo una volta osservò: «Misero uomo!... Non faccio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio» (Rm 7,24.15-19). E questa osservazione dell'apostolo può essere ripetuta da qualsiasi cristiano! L'uomo è affascinato dal suo peccato. In ognuno di noi vive un'enorme inerzia di peccato, che ci spinge verso una scelta malvagia. Una persona che partecipa all'Eucaristia ha la possibilità di agire più liberamente nella scelta del “bene” o del “male” rispetto a chi non partecipa al sacramento (così Cristo ci ha resi liberi – cfr Gal 5,1). .

È per questo che l'elemento più importante da consacrare nella liturgia non è il vino o il pane, ma io e te. Non è un caso che quando il sacerdote invoca Dio affinché il pane e il vino diventino Corpo e Sangue di Cristo, dice: «Manda il tuo Santo Spirito su di noi e su questi doni che ci sono posti davanti». Lo Spirito Santo deve scendere non solo sui santi doni per farne Corpo e Sangue di Cristo, ma anche su di noi per renderci, secondo le parole dei Santi Padri, “co-corporei” con Cristo, per rendici parte del suo Corpo Purissimo.

Ogni sacerdote vive in modo diverso questo momento speciale e riverente della liturgia, quando il tempo sembra fermarsi e la realtà di un altro mondo entra nella nostra vita quotidiana, quando lo Spirito Santo tocca tangibilmente la nostra natura umana, trasformandola dall'interno. La natura materiale del pane e del vino rimane davanti ai nostri occhi e non cambia nel momento della loro trasformazione nel Corpo e Sangue di Cristo. E la nostra natura materiale umana non cambia esteriormente quando riceviamo la comunione. Ma c'è una trasformazione radicale interna di entrambi: sia dei santi doni in piedi sul trono, sia delle persone in piedi davanti al trono.

Ecco perché nessuna persona che si accosta al sacramento potrà mai prepararsi ad esso in modo tale da diventare degno di accogliere Dio in sé, di diventare con Lui “co-corporeo”. Solo la coscienza della propria totale indegnità, della propria peccaminosità e un sentimento di profondo pentimento possono e devono essere un passaggio al sacramento dei sacramenti.

La contrizione derivante dalla coscienza della propria peccaminosità, tuttavia, non dovrebbe impedire al cristiano di percepire l'Eucaristia come festa e gioia. Per sua natura, l'Eucaristia è un solenne ringraziamento, il cui sentimento principale è la lode a Dio. Questo è il paradosso e il mistero dell'Eucaristia: bisogna avvicinarsi ad essa con pentimento e allo stesso tempo con gioia - con pentimento dalla coscienza della propria indegnità e gioia per il fatto che il Signore nell'Eucaristia purifica, santifica e deifica una persona , lo rende degno, nonostante la sua indegnità, dona un potere di grazia invisibile. Ciascun comunicante del pasto eucaristico porta Cristo dentro di sé.

Siamo chiamati a fare della vita l'Eucaristia

Idealmente, dovresti ricevere la comunione ad ogni liturgia. E idealmente, è il ritmo della vita ecclesiale della comunità alla quale appartiene un determinato cristiano che dovrebbe determinare il ritmo della sua pratica eucaristica individuale. Tuttavia, continuiamo a vivere diversi livelli intensità della vita spirituale, e non tutti riescono a donare tutto se stessi a Dio ogni giorno. Nelle condizioni moderne è difficile prescrivere un unico standard per tutti: ogni persona deve sentire il proprio ritmo interno e determinare quanto spesso dovrebbe ricevere la comunione. Ma è importante per tutti noi che la Comunione non si trasformi in un evento raro che si verifica né in occasioni speciali né nelle festività principali.

Sia che ci avviciniamo al Santo Calice più volte o una volta alla settimana, una volta ogni due settimane o una volta al mese, la Comunione dovrebbe essere il nucleo attorno al quale si costruisce tutta la nostra vita. In definitiva, siamo chiamati a far sì che tutta la nostra vita diventi Eucaristia: ringraziamento costante a Dio per i suoi doni, ringraziamento espresso non solo nelle parole, ma anche nei fatti, in tutto il nostro modo di vivere.

Ed è molto importante ricordare che l'Eucaristia trasforma non solo la vita di ogni singolo cristiano: trasforma l'intera comunità ecclesiale, creando dai singoli individui l'unico Corpo di Cristo. La liturgia è una “causa comune”, un fatto comune di tutta la comunità cristiana. L'Eucaristia, come causa comune della Chiesa, unisce da secoli i membri della Chiesa “tra loro”. E anche le singole Chiese locali sono unite in un unico Corpo ecclesiale proprio attraverso l'Eucaristia.

La dimensione panecclesiale dell'Eucaristia si esprime con particolare forza nell'ordine della Divina Liturgia. Questa dimensione ha bisogno di essere sottolineata e compresa nel nostro tempo, in cui si cerca di imporre ai credenti un paradigma individualistico sia nelle credenze religiose che nella loro effettiva manifestazione.

L'esperienza della preghiera eucaristica e l'azione della Chiesa che in essa nasce è un atto conciliare. La nostra principale forza, spirituale e sociale, sta nel fatto che celebriamo l'Eucaristia come causa comune attraverso la quale si attualizza non solo la nostra unità con Cristo, ma anche la nostra unità con gli altri. E questa non è un'unità astratta. Si tratta di un'unità più profonda dei legami culturali e familiari: è l'unità della vita in Cristo, l'unità più forte e profonda che possa esistere nella comunità umana.

Ignazio il portatore di Dio. Lettera a Smirne 7.

Filocalia. T. 2. M., 1895. P. 196.

13.PG 32, 484B.

Libro delle regole. Pag. 12.

Giovanni Cassiano il Romano. Interviste 23, 21 [Scritture. M., 1892. P. 605].

Vedi, ad esempio, Parola Morale 3, 434-435: “(Corpo e Sangue) che mangiamo e beviamo quotidianamente”.

Dall'anafora della liturgia di San Basilio Magno.

Vedi: Afanasyev Nikolay, prot. La Tavola del Signore. Parigi, 1952.

Sacramenti tra gli eterodossi

Al termine della conferenza, il vescovo ha risposto alle domande del pubblico. In particolare si è parlato della possibilità di riconoscere i sacramenti tra i cristiani non ortodossi, in primis tra i cattolici.

– Questa domanda non ha una risposta chiara e generalmente accettata nella Chiesa ortodossa oggi, – disse il signore. – Ci sono punti di vista diversi su questo tema nelle diverse Chiese ortodosse locali, e anche all’interno di una Chiesa ortodossa e anche all’interno di una parrocchia, due sacerdoti possono avere opinioni diverse sulla questione dell’efficacia dei sacramenti tra i cattolici e in altre comunità cristiane . Ci sono alcune regole e alcune linee guida che possono essere considerate la posizione ufficiale della Chiesa ortodossa russa. Questa posizione ufficiale è esposta nel documento “Principi fondamentali dell’atteggiamento della Chiesa ortodossa russa nei confronti dell’eterodossia”. Non parla del riconoscimento o non riconoscimento della validità dei sacramenti, ma dice che nel dialogo con la Chiesa cattolica romana dobbiamo partire dal fatto che è una Chiesa che ha la successione apostolica delle ordinazioni, e inoltre vi è un riconoscimento di fatto dei sacramenti della Chiesa cattolica nel senso che, ad esempio, un cattolico diventa ortodosso.

Qui è necessario distinguere tra il riconoscimento del sacramento del Battesimo e il riconoscimento degli altri sacramenti, perché accettiamo persone senza ribattezzarle, anche di confessioni protestanti, ma allo stesso tempo, se un pastore protestante si converte alla Chiesa ortodossa, allora sarebbe stato accettato come laico, e se prete cattolico oppure il vescovo si converte alla Chiesa ortodossa, allora viene ricevuto, rispettivamente, come sacerdote o come vescovo. Cioè, dentro in questo caso c'è un riconoscimento effettivo del sacramento compiuto su di lui.

Un'altra cosa, ancora, è come interpretare questo sacramento. E qui la gamma di opinioni è molto ampia.

Posso dire una cosa: non esiste la comunione eucaristica tra ortodossi e cattolici, ma esiste una certa disciplina ecclesiastica che non consente ai credenti della Chiesa ortodossa di ricevere la comunione dai cattolici.

La Chiesa ortodossa nel dialogo teologico: testimonianza dei non ortodossi

Il metropolita Hilarion ha parlato più dettagliatamente dell'attuale dialogo tra ortodossi e cattolici al corrispondente del portale Ortodossia e Mondo.

– Vladyka, esiste attualmente un dialogo teologico con la Chiesa cattolica con l’obiettivo di colmare il divario esistente nella comunione eucaristica?

– Ora non esiste un dialogo così speciale, anche se, mi sembra, nel corso del dialogo teologico con i cattolici, che va avanti da più di trent'anni (sto parlando ora del dialogo ufficiale pan-ortodosso ), così come nel dialogo con numerose altre confessioni cristiane, sono state ovviamente toccate le questioni relative alla struttura della Chiesa e ai sacramenti. Ma nessuno di questi dialoghi parla ora del ripristino della comunione eucaristica. Il punto è che, entrando in questo dialogo, dobbiamo comprendere meglio le nostre differenze, capire cosa ci divide, vedere quanto siamo lontani gli uni dagli altri e se ci sono opportunità per avvicinare le nostre posizioni.

E per la Chiesa ortodossa la partecipazione a tali dialoghi ha, innanzitutto, una dimensione missionaria. Parliamo di questi argomenti, compresi i sacramenti della Chiesa, innanzitutto, per testimoniare ai nostri fratelli e sorelle non ortodossi la verità di cui vive la Chiesa ortodossa.

La rottura tra Roma e Costantinopoli non fu per ragioni teologiche

– Secondo lei è possibile colmare il divario con la Chiesa cattolica?

– Dobbiamo comprendere bene che la rottura tra Roma e Costantinopoli non è avvenuta per ragioni teologiche. Le differenze teologiche che esistevano a quel tempo tra ortodossi e cattolici si accumularono nel corso dei secoli, ma permisero ai cristiani d'Oriente e d'Occidente di coesistere e formare insieme un'unica Chiesa.

Sfortunatamente, per giustificare lo scisma si cominciarono a cercare argomenti teologici reciproci e, soprattutto, durante la successiva esistenza separata delle Chiese d'Oriente e d'Occidente sorsero gravi disaccordi teologici. Tutta una serie di dogmi, che non esistevano nella Chiesa del 1° millennio e furono introdotti in Occidente nel 2° millennio, sono inaccettabili per gli ortodossi e costituiscono oggi un serio ostacolo ad un'ipotetica riunificazione tra le Chiese d'Occidente e quelle d'Oriente .

Ciò che riceviamo nell'Eucaristia deve riflettersi nella vita

– Una domanda pratica sul tema della vostra conferenza: come coltivare un atteggiamento adeguato verso la Liturgia e l'Eucaristia?

– Innanzitutto bisogna frequentare regolarmente la Liturgia. Devi arrivare al suo inizio e andartene dopo la sua fine. È necessario ascoltare attentamente le parole della liturgia e, se queste parole non sono chiare, studiarle dai libri oggi di uso pubblico.

È molto importante studiare non solo quelle parole che vengono ascoltate dai laici, ma anche quelle che vengono lette dal sacerdote, le cosiddette preghiere segrete, perché contengono il significato principale del sacro rito che si sta compiendo e sono le preparazione all'Eucaristia che è necessaria ad ogni cristiano, e fanno anche parte di quella causa comune alla quale partecipa non solo il clero, ma anche tutti i presenti nel tempio.

Individualmente, è molto importante prepararsi alla Comunione, prima di tutto prepararsi internamente. Una persona stabilisce regole esterne per se stessa o dopo essersi consultata con il suo confessore, ma il desiderio interno di stare con Cristo il più spesso possibile, il desiderio interno di accendere in sé questo spirito eucaristico è molto importante.

E, naturalmente, è molto importante che la nostra vita sia inseparabile dall'Eucaristia. In modo che non risulti che una persona è presente all'Eucaristia nel tempio, ma fuori dalla soglia del tempio in realtà Vita di ogni giorno- completamente differente. Ciò che riceviamo nell'Eucaristia dovrebbe naturalmente riflettersi poi in tutta la nostra vita, in tutta la nostra quotidianità, in tutti i nostri pensieri, parole e azioni.


Intervistato da Maria Senchukova,
foto: fotografo del Centro Patriarcale per lo sviluppo spirituale della gioventù presso il Monastero Danilov Vladimir Gorbunov

Oppure il sacramento della Comunione è il sacramento principale della Chiesa. Senza questo sacramento non c'è Chiesa. Il Signore Gesù Cristo ha amato così tanto le persone che ha sacrificato il Suo Corpo e il Suo Sangue per noi e in tal modo ha vinto ogni peccato, ogni debolezza e persino la morte.

La Chiesa esiste con questo amore e noi accettiamo questo amore in noi stessi quando prendiamo parte ai Santi Misteri. Il Signore, dopo essersi sacrificato sulla croce, non è morto per sempre, ma è risorto e, ricevendo la comunione, ci uniamo al Signore Risorto, che è la Vita e l'Amore stesso.

Questo più grande Sacramento della Chiesa è stato istituito da Cristo stesso alla vigilia della sua sofferenza sulla croce (Mt 26,26-28) e trasmesso a tutti gli apostoli e, attraverso loro, a tutti i loro successori, vescovi e pastori della Chiesa: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Il sacramento dell'Eucaristia viene celebrato durante la Divina Liturgia.

Cos'è l'Eucaristia

Nel Sacramento Eucaristia(Comunione) I credenti cristiani, sotto le sembianze del pane e del vino, partecipano della sostanza divina del Corpo e del Sangue di Cristo, che conferisce all'uomo le proprietà dell'incorruttibilità e lo rende partecipe della vita eterna.

Nella Chiesa ortodossa, i laici ricevono la comunione allo stesso modo del clero, ma i neonati e i bambini sotto i 7 anni ricevono la comunione senza confessione. Il Sacramento della Comunione è certamente un focus spirituale nella vita Cristiano ortodosso. Una condizione indispensabile per la Comunione è il pentimento (confessione) e il digiuno.

Il sacerdote sull'altare scuote l'“aria” sui Santi Doni, pregando per l'invio dello Spirito Santo su di essi. Al termine del canto del Credo inizia il Canone eucaristico, cioè l'ordine della stessa transustanziazione dei Santi Doni. Il sacerdote all'altare toglie “l'aria” ai Santi Doni, lo bacia e lo mette da parte.

Il diacono, entrando nell'altare, soffia una ripida sui Doni. Il coro canta “È cosa degna e giusta adorare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Trinità consustanziale e indivisibile”; Tutti coloro che pregano si inchinano a terra in questo momento. Cantando “Degno”, il sacerdote comincia a leggere la preghiera eucaristica segreta; Pronuncia ad alta voce le ultime parole della preghiera: “Cantare il canto della vittoria, gridare, gridare e parlare”. Il coro riprende le parole della preghiera, proseguendola: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti, riempi il cielo e la terra della tua gloria...». Continuando a leggere in silenzio Eucaristico preghiera, il sacerdote pronuncia ad alta voce le parole evangeliche di Cristo: "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo, spezzato per voi in remissione dei peccati". Dopo la risposta del coro: “Amen”, il sacerdote prosegue: “Bevetene tutti, questo è il mio Sangue del Nuovo Testamento, versato per voi e per molti in remissione dei peccati”. Il coro risponde ancora: “Amen”.

Segue una preghiera chiamata “Epiclesis” (invocazione dello Spirito Santo), che il sacerdote legge, dopo di che benedice i Santi Doni, che sono già stati transustanziati (misteriosamente trasformati) nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Tutti coloro che pregano nel tempio in questo momento si inchinano a terra.

Immediatamente dopo la transustanziazione dei Santi Doni, il sacerdote ricorda tutti coloro per i quali è stato celebrato il Sacramento dell'Eucaristia. Il canone eucaristico si conclude con una preghiera per l'unanimità e la pace di tutta la Chiesa e una benedizione per tutti coloro che pregano nella Chiesa.

Il sacerdote, in piedi davanti al trono, solleva il Santo Agnello dalla patena e proclama: "Santo al Santo!" Ciò significa che Santo Corpo Le cose di Cristo dovrebbero essere insegnate solo ai santi; i credenti sono chiamati a tendere alla santità, ad una degna comunione.

Come avviene la comunione nel sacramento dell'Eucaristia?

Il clero fa la comunione all'altare, mentre il coro canta il cosiddetto “verso sacramentale”. Quindi le Porte Reali si aprono e il Santo Calice viene portato a Soleia con le parole: "Avvicinati con timore di Dio e fede". Tutti coloro che pregano nel tempio si inchinano a terra, come se vedessero il Signore stesso. La comunione dei laici avviene secondo l'antica consuetudine stabilita da san Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli. I comunicandi iniziano la Santa Comunione con le mani giunte con riverenza sul petto. Subito viene loro donato il Corpo e il Sangue di Cristo con il cucchiaio del calice, dopo una speciale “Preghiera prima della Comunione”: “Credo, Signore, e confesso che Tu sei veramente il Cristo, il Figlio del Dio vivente... ”, in cui i comunicandi confessano la loro fede nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia.

Avvicinandosi al Santo Calice, ogni comunicando dice il suo nome. Il sacerdote gli dà la comunione, dicendo: "Il servo di Dio (nome) partecipa all'onorevole e santo Corpo e Sangue del nostro Signore e Dio e Salvatore Gesù Cristo, per il perdono dei suoi peccati e per la vita eterna". Lasciato il Calice, i comunicandi bevono Santa Comunione calore (acqua e vino).

Dopo le preghiere di ringraziamento, il sacerdote benedice i credenti all'uscita dalla chiesa, ricordando loro che devono preservare la pace di Cristo nelle loro anime: “Partiremo in pace...”

Dopo la preghiera dietro il pulpito, che il sacerdote esegue dopo aver lasciato il pulpito e stando in mezzo al popolo, il coro canta tre volte: "Sia benedetto il nome del Signore da ora e per sempre".



Sulla partecipazione dei fedeli all'Eucaristia

L'Eucaristia è il sacramento principale della Chiesa, istituito dal Signore Gesù Cristo alla vigilia della Sua sofferenza salvifica, morte in croce e risurrezione. La partecipazione all'Eucaristia e la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo è il comandamento del Salvatore, che attraverso i suoi discepoli ha detto a tutti i cristiani: “Prendete, mangiate: questo è il mio Corpo” E “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo Testamento”(Mt 26, 26-28). La Chiesa stessa è il Corpo di Cristo, e quindi il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo rivela visibilmente la natura mistica della Chiesa, creando la comunità ecclesiale.

La vita spirituale di un cristiano ortodosso è impensabile senza la comunione dei Santi Misteri. Partecipando ai Santi Doni, i credenti sono santificati dalla potenza dello Spirito Santo e uniti a Cristo Salvatore e tra loro, costituendo l'unico Corpo di Cristo.

Il sacramento dell'Eucaristia richiede per esso una speciale preparazione. Nella Chiesa, il tempo stesso, sia esso il tempo vita umana oppure la storia di tutta l'umanità è attesa e preparazione all'incontro con Cristo, e tutto il ritmo della vita liturgica è attesa e preparazione alla Divina Liturgia e, di conseguenza, alla comunione, per amore della quale viene celebrata.

La pratica della comunione e la preparazione ad essa nella storia della Chiesa cambiarono e assunsero forme diverse.

Già in epoca apostolica, la Chiesa ha stabilito la tradizione di celebrare l'Eucaristia ogni domenica (e, se possibile, più spesso: ad esempio, nei giorni della memoria dei martiri), affinché i cristiani potessero essere costantemente in comunione con Cristo e con tra loro (cfr., ad esempio, 1 Cor 10, 16-17; At 2, 46; Tutti i membri della comunità locale hanno partecipato all'Eucaristia settimanale e hanno ricevuto la comunione, e il rifiuto di partecipare alla comunione eucaristica senza motivi sufficienti è stato condannato: "Tutti i fedeli che entrano nella chiesa e ascoltano le Scritture, ma non rimangono nella preghiera e nella santa comunione fino alla fine, come se causassero disordine nella chiesa, dovrebbero essere scomunicati dalla comunione della chiesa."(Regola dei Santi Apostoli 9). La pratica cristiana primitiva di ricevere la comunione in ogni Divina Liturgia rimane un ideale oggi, essendo parte della Tradizione della Chiesa.

Allo stesso tempo, la crescita quantitativa della Chiesa nel III e soprattutto nel IV secolo portò a cambiamenti, anche nella vita liturgica. Con l'aumento dei giorni del ricordo dei martiri e delle feste, gli incontri eucaristici iniziarono a svolgersi sempre più spesso, e la presenza di ogni cristiano ad essi cominciò a essere considerata da molti desiderabile, ma facoltativa - così come la partecipazione ai comunione. La Chiesa ha contrapposto a ciò la seguente norma canonica: “Tutti quelli che entrano in chiesa e ascoltano sacre scritture, ma, a causa di qualche deviazione dall'ordine, coloro che non partecipano alla preghiera con il popolo, o coloro che si allontanano dalla comunione della Santa Eucaristia, possono essere scomunicati dalla Chiesa finché non si confessano, mostrano i frutti del pentimento, e chiedere perdono, e così poterlo ricevere”.(2a regola del Concilio di Antiochia).

Tuttavia, l’alto ideale della costante disponibilità a ricevere i Santi Misteri si è rivelato difficile da raggiungere per molti cristiani. Pertanto, già nelle opere dei Santi Padri del IV secolo si riscontra la coesistenza di pratiche diverse riguardo alla regolarità della comunione. Pertanto, San Basilio Magno parla di ricevere la comunione quattro volte alla settimana come norma: “Fare la comunione ogni giorno e prendere parte al Santo Corpo e al Sangue di Cristo-buono e utile, poiché [Cristo] stesso dice chiaramente: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna.<...>Riceviamo la Comunione quattro volte alla settimana: domenica, mercoledì, venerdì e sabato, così come negli altri giorni, se ricorre il ricordo di un santo.(Messaggio 93). Meno di mezzo secolo dopo, San Giovanni Crisostomo nota che molti – compresi i monaci – cominciarono a ricevere la comunione una o due volte l’anno: “Molti partecipano a questo Sacrificio una volta durante l'anno, altri due volte e altri ancora-ripetutamente. Le nostre parole valgono per tutti, non solo per chi è qui presente, ma anche per chi è nel deserto,-perché [anche] si comunicano una volta all'anno, e spesso-e una volta ogni due anni. Che cosa? Chi dovremmo approvare? Quelli che [fanno la comunione] una volta [all'anno], o quelli che spesso, o quelli che raramente? Né l'uno né l'altro, né il terzo, ma chi si comunica con la coscienza pulita, con il cuore puro, con una vita impeccabile. Lasciamo che queste persone comincino sempre; ma non tali [non dovrebbero ricevere la comunione] nemmeno una volta [all’anno]”.(Conversazioni su Ebrei 17:4).

Nel IV secolo fu finalmente fissata la norma del digiuno eucaristico obbligatorio - la completa astinenza da cibi e bevande nel giorno della comunione fino al momento della ricezione dei Santi Misteri di Cristo: “Il santo sacramento dell’altare sia celebrato da persone che non hanno mangiato”(41a regola del Concilio di Cartagine; confermata dalla 29a regola del Concilio del Trullo). Tuttavia, già a cavallo tra il IV e il V secolo, alcuni cristiani associavano la comunione non solo all'osservanza dell'astinenza eucaristica prima della liturgia, ma anche, secondo la testimonianza di San Giovanni Crisostomo, al tempo della Grande Quaresima. Il santo stesso invita ad una comunione più frequente: “Per favore dimmi: iniziando la comunione una volta all'anno, pensi davvero che ti bastino quaranta giorni per purificare i tuoi peccati per tutto [questo] periodo? E poi, dopo una settimana, ti concedi di nuovo le stesse cose? Dimmi: se tu, dopo esserti ripreso per quaranta giorni da una lunga malattia, riprendessi lo stesso cibo che ha causato la malattia, non avresti perso il lavoro precedente? Ovviamente è così. Se è così che funziona la salute fisica, allora lo è ancora di più-morale.<…>[Totale] quaranta-e spesso non quaranta-giorni che dedichi alla salute della tua anima-e pensi di aver placato Dio?<...>Dico questo non per vietarvi di accostarvi ai Santi Misteri una volta all’anno, ma piuttosto per desiderare che vi accostate sempre ai Santi Misteri”.(Conversazioni sulla Lettera agli Ebrei 17,4).

A Bisanzio, nei secoli XI-XII, nella comunità monastica si era stabilita la tradizione di ricevere la comunione solo dopo la preparazione, che comprendeva il digiuno, l'esame di coscienza davanti al confessore monastico e la lettura di una speciale regola di preghiera prima della comunione, che ebbe origine e cominciò a svilupparsi proprio in quest'epoca. Anche i pii laici iniziarono a concentrarsi su questa stessa tradizione, poiché la spiritualità monastica nell'Ortodossia è sempre stata percepita come un ideale. Nella sua forma più rigorosa, questa tradizione è presentata, ad esempio, nelle istruzioni del Typikon russo (capitolo 32), che, a differenza di quello greco, parla di un digiuno obbligatorio di sette giorni prima della comunione.

Nel 1699, un articolo intitolato "Notizie sull'insegnamento" fu incluso nel Libro dei servizi russo. In particolare, contiene istruzioni sul periodo obbligatorio di preparazione alla santa comunione: durante quattro digiuni di più giorni, tutti possono ricevere la comunione, e al di fuori dei digiuni si dovrebbe digiunare per sette giorni, ma questo periodo può essere ridotto: “Se, oltre ai soliti quattro digiuni, vogliono iniziare la santa comunione, digiunino prima per sette giorni, attenendosi alle preghiere in chiesa e in casa (questo non è necessario: nel bisogno ci sono tre giorni, o un giorno, digiunino).”.

In pratica, un approccio estremamente rigoroso alla preparazione alla santa comunione, che aveva aspetti spirituali positivi, ha però portato al fatto che alcuni cristiani non hanno ricevuto la comunione per molto tempo, citando la necessità di una degna preparazione. In particolare, contro questa pratica della comunione rara era diretta la norma sulla comunione obbligatoria per tutti i cristiani. Impero russo almeno una volta all’anno, contenuto nel “Regolamento Spirituale”: “Ogni cristiano dovrebbe partecipare spesso alla Santa Eucaristia, e almeno una volta all'anno. Questo è anche il nostro più grazioso ringraziamento a Dio per la grande salvezza che la morte del Salvatore ha operato in noi... Per questo, se un cristiano sembra allontanarsi dalla Santa Comunione, rivelando così a se stesso di non essere nel Corpo di Cristo, non è complice della Chiesa".

Nel XIX e all'inizio del XX secolo, le persone pie cercavano di ricevere la comunione almeno durante tutti e quattro i digiuni di più giorni. Molti santi di quel tempo, tra cui San Giovanni di Kronstadt e altri, invitavano le persone ad avvicinarsi ai Santi Misteri ancora più spesso. Secondo San Teofane, “la misura di [fare la comunione] una o due volte al mese è la più misurata”, Sebbene “non c’è niente di disapprovante da dire” e sulla comunione più frequente. Ogni credente può lasciarsi guidare da queste parole di questo santo: “Partecipate più spesso ai Santi Misteri, come permette il vostro padre spirituale, cercate solo di iniziare sempre con una preparazione adeguata e altro ancora.-con paura e tremore, così che, dopo esserti abituato, non cominci ad avvicinarti ad esso con indifferenza”..

L'impresa confessionale della Chiesa durante gli anni di persecuzione del XX secolo ha spinto molti sacerdoti e figli della chiesa a riconsiderare la pratica precedentemente esistente della rara comunione. In particolare, nel 1931, il Sinodo Patriarcale Provvisorio, nella sua risoluzione del 13 maggio, affermò: “Si ritiene accettabile l’auspicio riguardo ad una possibile comunione frequente dei cristiani ortodossi, e al successo tra di loro, anche ogni domenica”..

Attualmente molti Popolo ortodosso ricevono la comunione molto più spesso della maggior parte dei cristiani nella Russia pre-rivoluzionaria. Tuttavia, la pratica della comunione frequente non può essere estesa automaticamente a tutti i credenti senza eccezioni, poiché la frequenza della comunione dipende direttamente dallo stato spirituale e morale di una persona, così che, secondo Crisostomo, i credenti iniziano a ricevere i Santi Misteri “con la coscienza pulita, per quanto possiamo”(Contro gli ebrei. Omelia III, 4).

Requisiti per la preparazione alla Santa Comunione sono determinati per ciascun credente da decreti e norme ecclesiastici, che vengono applicati dal confessore, tenendo conto della regolarità della comunione ai Santi Misteri, dello stato spirituale, morale e fisico, delle circostanze esterne della vita, ad esempio, come essere occupato, gravato di prendersi cura degli altri.

Il padre spirituale (confessore) di una persona è un sacerdote, al quale confessa costantemente, che ha familiarità con le circostanze della sua vita e del suo stato spirituale. Allo stesso tempo, i credenti possono confessarsi ad altri sacerdoti se non possono confessarsi al proprio confessore. Se non c'è il confessore, il credente dovrebbe rivolgere domande riguardanti la comunione ai sacerdoti della chiesa dove desidera ricevere la comunione.

Sia il confessore, guidato dai decreti e dalle norme della chiesa e sulla base di essi istruisce il cristiano, sia il comunicante devono rendersi conto che lo scopo della preparazione non è l'adempimento esterno di condizioni formali, ma l'acquisizione di uno stato d'animo pentito, il perdono delle offese e riconciliazione con il prossimo, unione con Cristo nei Santi Misteri. Il digiuno e la preghiera sono chiamati ad aiutare coloro che si preparano alla comunione a raggiungere questo obiettivo stato interno.

Ricordando le parole del Salvatore, che denunciano coloro che pongono fardelli pesanti e insopportabili sulle persone (vedere Matteo 23:4), i confessori dovrebbero rendersi conto che la severità ingiustificata, così come l'eccessiva clemenza, possono impedire a una persona di unirsi a Cristo Salvatore e procurargli un danno spirituale.

La preparazione dei monaci alla partecipazione al Sacramento dell'Eucaristia si effettua secondo il Regolamento sui monasteri e sul monachesimo e i regolamenti interni dei monasteri.

1. Praticare il digiuno preparatorio regolato dalla tradizione ascetica della Chiesa. Il digiuno sotto forma di astensione dal fast food e di evitamento dell'intrattenimento, accompagnato da fervente preghiera e pentimento, precede tradizionalmente la comunione ai Santi Misteri. La durata e la misura del digiuno prima della santa comunione possono variare a seconda dello stato interno del cristiano, nonché delle condizioni oggettive della sua vita. In particolare, in caso di malattie acute o croniche che richiedono una dieta speciale, e per le donne durante la gravidanza e l'allattamento, il digiuno può essere ridotto, alleggerito o annullato. Lo stesso vale per i cristiani che soggiornano temporaneamente o permanentemente in condizioni di ostelli secolari che forniscono pasti comuni (unità militari, ospedali, collegi, scuole speciali, luoghi di detenzione).

La pratica attuale, secondo la quale la persona che riceve la comunione digiuna per tre giorni prima della comunione più volte all'anno, è pienamente coerente con la tradizione della Chiesa. Dovrebbe anche essere riconosciuta come accettabile la pratica quando una persona che riceve la comunione settimanalmente o più volte al mese, e allo stesso tempo osservando i digiuni di più giorni e di un giorno specificati nella Carta, si accosta al Santo Calice senza ulteriore digiuno o mantenere un digiuno di un giorno o digiunare la sera della vigilia della comunione. Una decisione su questo tema dovrebbe essere presa con la benedizione del confessore. Le prescrizioni per la preparazione alla Santa Comunione, rivolta ai laici che si comunicano frequentemente, valgono anche per il clero.

Un caso speciale riguardante la pratica di preparazione alla Santa Comunione è Settimana luminosa- una settimana dopo Pasqua. L'antica norma canonica sulla partecipazione obbligatoria di tutti i fedeli all'Eucaristia domenicale nel VII secolo fu estesa alle Divine Liturgie di tutti i giorni della Settimana Luminosa: «Dal giorno santo della risurrezione di Cristo nostro Dio fino alla Settimana nuova, durante tutta la settimana, i fedeli nelle sante chiese devono praticare continuamente salmi, inni e cantici spirituali, rallegrandosi e trionfando in Cristo, e ascoltando la lettura del Scritture Divine e godere dei Santi Misteri. Perché in questo modo risorgeremo insieme a Cristo e ascenderemo”.(66° regolamento del Consiglio del Trullo). Da questa regola segue chiaramente che i laici sono chiamati a ricevere la comunione nelle liturgie della Settimana Luminosa. Tenendo presente che durante la Settimana Luminosa le Regole non prevedono il digiuno e che la Settimana Luminosa è preceduta da sette settimane dei festeggiamenti della Grande Quaresima e della Settimana Santa, va riconosciuto che la pratica che si è sviluppata in molte parrocchie della comunità ortodossa russa Chiesa, quando osserva Prestato I cristiani durante la Settimana Luminosa iniziano la Santa Comunione, limitando il digiuno al non mangiare cibo dopo la mezzanotte. Una pratica simile può essere estesa al periodo compreso tra Natale e l’Epifania. Coloro che si preparano alla Comunione in questi giorni dovrebbero: attenzione speciale guardarsi dal consumo eccessivo di cibi e bevande.

2. Dovrebbe essere distinto dal digiuno preparatorio Digiuno eucaristico nel senso stretto del termine: completa astinenza da cibi e bevande da mezzanotte fino alla santa comunione. Questo digiuno è canonicamente obbligatorio (vedi sopra, 41a regola del Concilio di Cartagine). Allo stesso tempo, l'obbligo del digiuno eucaristico non si applica ai neonati, così come alle persone affette da gravi malattie acute o croniche che richiedono l'assunzione incessante di medicinali o alimenti (come, ad esempio, con diabete mellito) e ai moribondi. Inoltre, questo requisito, a discrezione del confessore, può essere allentato nei confronti delle donne in gravidanza e in allattamento.

Il diritto canonico prescrive l'astensione dai rapporti coniugali durante il periodo di preparazione alla Santa Comunione. La regola 5 di Timoteo d'Alessandria parla dell'astinenza alla vigilia della comunione.

La Chiesa invita i cristiani esposti alla dannosa abitudine del fumo a smettere di fumare. Coloro che non hanno ancora la forza di farlo dovrebbero astenersi dal fumare da mezzanotte e, se possibile, dalla sera della vigilia della comunione.

Poiché la Liturgia dei Doni Presantificati, secondo la Carta, è abbinata ai Vespri, la sua celebrazione serale è la norma statutaria (tuttavia, in pratica questa Liturgia viene solitamente celebrata al mattino). In conformità con la risoluzione Santo Sinodo Chiesa Ortodossa Russa del 28 novembre 1968, “durante la celebrazione della Divina Liturgia dei Doni Presantificati in ore serali l'astinenza dal mangiare e dal bere per coloro che ricevono la comunione dovrebbe essere di almeno 6 ore, tuttavia l'astinenza prima della comunione da mezzanotte dall'inizio di un dato giorno è molto lodevole e può essere mantenuta da coloro che hanno forza fisica..

Si dovrebbe anche essere guidati da una norma di astinenza minima di sei ore quando ci si prepara alla comunione alla Divina Liturgia celebrata di notte (ad esempio, nelle festività della Santa Pasqua e della Natività di Cristo).

3. La preparazione alla comunione consiste non solo nel rifiutare alcuni cibi, ma anche nel frequentarsi più spesso servizi ecclesiastici, così come nell'impegnarsi regola di preghiera.

Una parte invariabile della preparazione alla preghiera è il seguito alla Santa Comunione, consistente nel canone e nelle preghiere appropriati. La regola di preghiera di solito include canoni al Salvatore, Madre di Dio, Angelo custode e altre preghiere (vedi “La regola per coloro che si preparano a servire e coloro che vogliono prendere parte ai Santi Divini Misteri, al Corpo e al Sangue di nostro Signore Gesù Cristo” nel Salterio seguente). Durante la Settimana Santa regola di preghiera consiste nel canone pasquale, così come nel canone e nelle preghiere per la Santa Comunione. Una regola di preghiera personale deve essere osservata al di fuori dei servizi divini, che implicano sempre la preghiera collettiva. Una speciale attenzione pastorale è richiesta nei confronti delle persone il cui cammino spirituale nella Chiesa è appena iniziato e che non sono ancora abituate a un lungo regole di preghiera, così come i bambini e gli ammalati. Il Salterio seguente suggerisce la possibilità di sostituire canoni e akathisti con la preghiera di Gesù e gli inchini. Nello spirito di questa istruzione, con la benedizione del confessore, la regola menzionata può essere sostituita con altre preghiere.

Poiché la liturgia è l'apice dell'intero circolo liturgico, la partecipazione ai servizi che la precedono - primi fra tutti i Vespri e il Mattutino (o veglia notturna) - è una parte importante della preparazione alla ricezione del Santo Corpo e Sangue. di Cristo.

Il confessore o il sacerdote confessante, nel caso in cui una persona fosse assente dal servizio serale alla vigilia della comunione o non avesse completato per intero la regola della preghiera, dovrebbe incoraggiarla a prepararsi attentamente per la comunione, ma allo stesso tempo tenere conto le circostanze della sua vita e l'eventuale presenza di validi motivi.

Nel prepararsi a ricevere i Santi Misteri di Cristo nella Divina Liturgia, i figli della Chiesa dovrebbero riunirsi in chiesa all'inizio del servizio. Il disprezzo per il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo significa arrivare in ritardo alla Divina Liturgia, soprattutto quando i credenti arrivano al tempio dopo aver letto l'Apostolo e il Vangelo. In caso di tale ritardo, il sacerdote confessante o comunicante può decidere di non permettere alla persona di entrare nel Santo Calice. Un'eccezione deve essere fatta per le persone con disabilità, le madri che allattano, i neonati e gli adulti accompagnatori.

Alla fine della Divina Liturgia, un cristiano dovrebbe ascoltare in chiesa o leggere le preghiere di ringraziamento per la Santa Comunione. Il cristiano deve sforzarsi in ogni modo di far sì che, avendo ringraziato il Signore nella preghiera per il dono ricevuto, lo conservi nella pace e nella pietà, nell'amore verso Dio e verso il prossimo.

Considerando l'inestricabile connessione tra la Comunione e la Divina Liturgia, il clero non dovrebbe consentirne la pratica quando in alcune chiese è vietato ai fedeli di iniziare la santa Comunione nei giorni festivi della Santa Pasqua, della Natività di Cristo, dell'Epifania, sabato dei genitori e Radonitsa.

Chi si prepara alla Santa Comunione fa una prova di coscienza, che implica sincerità pentimento dei peccati commessi e rivelarli al sacerdote nel sacramento del pentimento . Nelle condizioni in cui molti che vengono alle chiese non sono ancora sufficientemente radicati nella vita ecclesiale, e quindi a volte non comprendono il significato del sacramento dell'Eucaristia o non si rendono conto delle conseguenze morali e canoniche dei loro atti peccaminosi, la confessione consente al sacerdote confessante giudicare la possibilità di permettere al penitente di ricevere i Santi Misteri di Cristo.

In alcuni casi, secondo la pratica che si è sviluppata in molte parrocchie, il confessore può benedire un laico affinché prenda parte al Corpo e al Sangue di Cristo più volte nell'arco di una settimana (ad esempio, nella Settimana Santa e Settimane luminose) senza confessione preliminare prima di ogni comunione, tranne nei casi in cui la persona che desidera comunicarsi sente il bisogno della confessione. I confessori, impartendo la benedizione opportuna, ricordino soprattutto l'alta responsabilità verso le anime del loro gregge, loro affidate nel Sacramento del Sacerdozio.

In alcune parrocchie l'attesa per i laici per ricevere la comunione è lunga. Ciò si verifica a causa della lunga comunione del clero durante i servizi conciliari o dell'esecuzione della confessione dopo il versetto della comunione. Questo stato di cose dovrebbe essere considerato indesiderabile. Il sacramento della penitenza va celebrato, quando possibile, al di fuori della Divina Liturgia, per non privare il confessore e il confessore della piena partecipazione alla comune preghiera eucaristica. Non è accettabile che un sacerdote che assiste alla liturgia faccia la confessione durante la lettura del Vangelo e del canone eucaristico. Si consiglia di condurre la confessione principalmente la sera o prima dell'inizio della Divina Liturgia. Inoltre, è importante stabilire nelle parrocchie giorni e orari fissi in cui il sacerdote è tenuto a essere presente per incontrare coloro che desiderano comunicare con il parroco.

È inaccettabile prendere la comunione in uno stato di amarezza, rabbia, in presenza di gravi peccati non confessati o rimostranze non perdonate. Coloro che osano accostarsi ai Doni eucaristici in tale stato d'animo si espongono al giudizio di Dio, secondo le parole dell'Apostolo: “Chi mangia e beve indegnamente mangia e beve la condanna per se stesso, senza considerare il Corpo del Signore. Ecco perché molti di voi sono deboli e molti stanno morendo”.(1 Cor. 11:29-30).

Quando vengono commessi peccati gravi, l'applicazione dei canoni riguardanti la scomunica dalla comunione per lunghi periodi (più di un anno) può essere effettuata solo con la benedizione del Vescovo diocesano. Se un sacerdote abusa del diritto di imporre rimproveri, la questione può essere deferita a un tribunale ecclesiastico.

I canoni vietano la comunione in stato di impurità femminile (2° canone di San Dionigi d'Alessandria, 7° canone di Timoteo d'Alessandria). Si può fare un'eccezione in caso di pericolo mortale, nonché quando il sanguinamento continua. a lungo a causa di una malattia cronica o acuta.

Come osservato nei Fondamenti del concetto sociale della Chiesa ortodossa russa (X. 2) e nella definizione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 28 dicembre 1998, la Chiesa, insistendo necessità del matrimonio in chiesa , tuttavia, non priva i coniugi dei Santi Misteri della comunione che sono in un'unione matrimoniale, che è stata conclusa con l'assunzione di tutti i diritti e obblighi legali ed è riconosciuta come un matrimonio legalmente completo, ma per qualche motivo non è consacrata da un nozze. Questa misura di economia ecclesiastica, basata sulle parole del Santo Apostolo Paolo (1 Cor. 7:14) e sul canone 72 del Concilio del Trullo, ha lo scopo di facilitare la possibilità di partecipazione alla vita ecclesiale per quei cristiani ortodossi che si sono sposati prima del matrimonio inizio della loro partecipazione consapevole ai sacramenti delle Chiese. A differenza della convivenza adultera, che costituisce un ostacolo canonico alla comunione, tale unione agli occhi della Chiesa costituisce un matrimonio legale (ad eccezione dei casi in cui i “matrimoni” legalmente ammessi – ad esempio l’unione tra parenti stretti o la convivenza tra persone dello stesso sesso , riconosciuti in numerosi paesi, - dal punto di vista della Chiesa sono in linea di principio inaccettabili). Tuttavia, è dovere dei pastori ricordare ai credenti la necessità non solo di contrarre un matrimonio legalmente valido, ma anche di consacrarlo con una cerimonia ecclesiale.

Vengono considerati separatamente i casi in cui le persone convivono da molto tempo, spesso hanno figli insieme, ma non hanno un matrimonio registrato in chiesa o nello stato e una delle parti di tale convivenza non vuole registrare la relazione o ottenere sposato. Tali convivenze sono peccaminose e la loro diffusione nel mondo è contraria al disegno di Dio sull’uomo, è pericolosa per l’istituto matrimoniale e non può ricevere alcun riconoscimento da parte della Chiesa. Allo stesso tempo, il confessore, conoscendo le circostanze della vita di una determinata persona, per condiscendenza verso la debolezza umana, in casi eccezionali, può consentire a ricevere la comunione la parte che si rende conto della peccaminosità di tale convivenza e cerca di contrarre un matrimonio legale. . Il convivente non può comunicarsi se per colpa di lui il matrimonio non è concluso. Se almeno uno dei conviventi è in un altro matrimonio, entrambi i coniugi non possono essere ammessi alla comunione senza la soluzione canonica della situazione e il dovuto pentimento.

Preparare i bambini alla Santa Comunione ha le sue caratteristiche. La sua durata e il suo contenuto sono determinati dai genitori d'intesa con il confessore e devono tener conto dell'età, dello stato di salute e del grado di impegno ecclesiale del bambino.

I genitori che portano regolarmente i propri figli al Santo Calice, che è una benedizione, devono sforzarsi di ricevere la comunione con loro (se è impossibile per entrambi i genitori ricevere la comunione contemporaneamente, a turno). La pratica dei genitori di dare la Comunione ai propri figli, ma raramente di procedere essi stessi alla Santa Comunione, impedisce di rafforzare nella mente dei bambini la necessità di partecipare al pasto eucaristico.

La prima confessione prima della comunione, secondo la XVIII regola di Timoteo d'Alessandria, viene fatta all'età di dieci anni, ma nella tradizione della Chiesa ortodossa russa, la prima confessione avviene, di regola, all'età di sette anni anni. Allo stesso tempo, l'età della prima confessione, così come la frequenza della confessione per un bambino dai 7 ai 10 anni durante la comunione ogni domenica, dovrebbero essere determinate congiuntamente dal confessore e dai genitori, tenendo conto delle caratteristiche individuali nello sviluppo del bambino e nella sua comprensione della vita ecclesiale.

Per i bambini sotto i tre anni il digiuno eucaristico non è obbligatorio. Secondo la tradizione, con tre anni bambini dentro Famiglie ortodosse viene gradualmente insegnato ad astenersi dal cibo e dalle bevande prima della comunione dei Santi Misteri. All'età di sette anni, il bambino dovrebbe essere fermamente abituato a ricevere la comunione a stomaco vuoto. Da questo momento in poi, al bambino dovrebbe essere insegnato a leggere le preghiere per la Santa Comunione, il cui contenuto e volume sono determinati dai genitori in base all'età, allo sviluppo spirituale e intellettuale del bambino.

I destinatari devono prendere piena parte nell'educazione dei figli nella pietà, incoraggiandoli a prendere regolarmente parte ai Santi Misteri di Cristo e aiutando i genitori a portarli al Santo Calice.

L’Eucaristia è il Sacramento centrale della Chiesa. La comunione regolare è necessaria affinché una persona possa essere salvata, secondo le parole del Signore Gesù Cristo: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.(Giovanni 6:53-54).

Il Regolamento o Carta del Collegio Spirituale fu pubblicato dall'imperatore Pietro I nel 1721.

Recluso. Lettere. V, 757.

San Teofane il Recluso. Lettere. IV, 693.

RIVISTE della riunione del Santo Sinodo del 5 maggio 2015. Rivista n. 1.
https://mospat.ru/ru/2015/05/05/news118755/

Comunione, Eucaristia, che è tradotto da lingua greca significa “ringraziamento”, lo chiamano il Sacramento, durante il quale una persona non solo simbolicamente, ma effettivamente giunge all'unità con Dio nella misura in cui è preparata per questa unità.

L'Eucaristia viene celebrata nel momento della Liturgia, nella quale, secondo la fede dei cristiani, il Signore è interamente con loro - non solo nello spirito, ma con il Suo Corpo, Sangue, incarnato nel pane e nel vino. Il Sacramento eucaristico è centrale Insegnamento ortodosso sulla Salvezza.

Ad esso sono ammessi tutti i membri della Chiesa ortodossa che hanno subito il digiuno e il pentimento. Quando i bambini partecipano al Sacramento, prendono solo il Sangue Purissimo.

La prima Eucaristia è stata celebrata nel Cenacolo di Sion da Gesù Cristo stesso, durante l'Ultima Cena. È diventata la base, la radice della Liturgia.

Preparazione all'Eucaristia - digiuno

Quando una persona desidera ricevere la comunione, deve prima purificarsi mediante il digiuno. Il digiuno ha una parte fisica e spirituale. Per quanto riguarda il corpo, è necessario cambiare sia la qualità che la quantità del cibo fisico consumato, non mangiare fast food (prodotti animali) da tre giorni fino a una settimana. Il prete vi dirà comunque la durata del digiuno regola generaleè questo: meno spesso ti comunichi, più dura il tuo digiuno.


In termini di corpo, dovresti proteggerti dal divertimento, non visitare teatri, cinema, non guardare programmi di intrattenimento, ma dedicare tempo alla lettura di libri spirituali e religiosi, realizzare e ammettere i tuoi peccati, pensare alla tua vita futura.

Altre fasi di preparazione

Prima dell'Eucaristia, a partire dalle ore 24.00, è necessario astenersi completamente dal mangiare e dal bere, nonché dal fumare (per chi fuma). È molto bello se, prima dell'Eucaristia, partecipi a una funzione religiosa serale e a casa leggi la Regola della Comunione: la puoi trovare in ogni raccolta di preghiere ortodossa.

Prima della Comunione è obbligatorio confessarsi. Questo può essere fatto la sera, durante il servizio serale, e la mattina, direttamente. Cos'è importante? È importante trovare la riconciliazione con tutti nella tua anima, proteggerti e trattenerti dalla condanna, dai pensieri ostili e osceni e dall'irritazione. È importante trovare la pace.


A questo scopo viene eseguito il digiuno fisico: l'abbandono di cibi pesanti, grassi e carnei e i piaceri alimentari carnali aiuta una persona a concentrarsi sul mondo interiore, a reagire meno agli stimoli esterni e a purificare non solo il corpo, ma anche i pensieri.

I mariti e le mogli che hanno avuto uno stretto contatto durante il digiuno davanti all'Eucaristia e le donne che si stanno purificando in questo momento non possono ricevere la Comunione.

Le persone malate di mente ricevono la comunione come tutti gli altri.

Come comportarsi durante l'Eucaristia - Comunione?

Durante l'Eucaristia i comunicandi si avvicinano umilmente al Santo Calice e ripetono le preghiere dette dal sacerdote.

Prima di avvicinarti al Calice, devi inchinarti al Signore e incrociare le mani sul petto a forma di croce, ponendo la mano destra sopra la sinistra.

Non appena avrai accettato i Santi Misteri, mangiali immediatamente e poi bacia il bordo inferiore del Calice come immagine del costato di Cristo. Non dovresti baciare la mano di un sacerdote.

Quindi allontanati dal Calice, inchinati (non in modo profano) e bevi i Doni con calore. L'accettazione dei Doni è seguita da preghiere di ringraziamento. Se succede che non sono stati letti in chiesa o non puoi ascoltarli, devi assolutamente leggere le preghiere stabilite "per la Santa Comunione" a casa.

Ogni quanto celebrare l'Eucaristia-Comunione?

Questa questione viene decisa da ciascun cristiano individualmente, in consultazione con un sacerdote. La pratica opzionale e non ufficiale che si è sviluppata nel mondo ecclesiale moderno è quella di ricevere la comunione una volta al mese o due o tre settimane.


Pensare che più a lungo ti prepari, più sei degno di toccare i Santi Doni, è troppo arrogante e orgoglioso. È molto più gradito al Signore se vieni a Lui nella consapevolezza della tua stessa imperfezione, peccaminosità, considerandoti indegno della Comunione.

Eucaristia

Nel Sacramento dell'Eucaristia, i cristiani ottengono l'opportunità di una vera comunione con Dio attraverso la partecipazione al Sacrificio incruento del Signore Cristo, che compiono secondo il Suo comandamento. Mangiando, sotto le spoglie del pane e del vino, il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo, nel quale Egli è invisibilmente ma realmente presente nella pienezza della sua Divinità e Umanità, i credenti comunicano con Lui, rafforzando la loro unione con Lui. Pertanto, l'Eucaristia rappresenta la fase finale dell'iniziazione cristiana, che, tuttavia, continua per tutta la vita successiva del cristiano nella Chiesa - grazie alla ripetizione del Sacrificio eucaristico, che il Signore ha invitato coloro che credono in Lui a compiere costantemente in memoria di Lui.

Il sacramento dell'Eucaristia viene celebrato principalmente durante la Divina Liturgia (Messa), il cui elemento più importante è la consacrazione dei Doni: pane e vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. La consacrazione si effettua pronunciando la formula sacramentale, che rappresenta l'Istituzione (o Mistero Istituzione) parole del Signore Gesù Cristo nell'Ultima Cena: Sul pane: Accettatene e gustatene ogni cosa: perché questo è il mio Corpo, che sarà rinunciato per te. Sopra il calice: Prendete e bevete da tutto: perché questo è il calice del mio Sangue, il Nuovo ed Eterno Testamento, che sarà versato per voi e per molti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di Me.

Un altro elemento importante del Sacramento dell'Eucaristia è la Comunione (o Comunione) - l'accettazione del Corpo e del Sangue di Cristo, che può avvenire sia durante la Divina Liturgia che al di fuori di essa. (La parola Comunione denota sia la ricezione dei Santi Doni - cioè il Corpo e il Sangue eucaristico di Cristo [o anche uno dei tipi eucaristici nominati] - sia i Santi Doni stessi; i Santi Doni sono anche chiamati i Santi Misteri) .

Quando si parla di Comunione, in relazione al ministro, si usa il verbo insegnare [i Santi Doni] oppure il verbo ricevere la comunione (colui che riceve i Santi Doni riceve la comunione: si chiama comunicante).

Viene chiamato anche ostia il pane eucaristico azzimo, utilizzato durante la celebrazione della Divina Liturgia nei riti occidentali (in particolare latino). L'Ostia può essere consacrata e non consacrata; c'è un'Ostia grande (che il sacerdote solleva sopra l'altare durante la consacrazione e con la quale lui stesso riceve la comunione) e ostie piccole (con la quale dà la comunione ai laici).

(Non dovremmo però chiamare le ostie “ostie”. La parola ostia può essere usata per riferirsi al pane natalizio non sacramentale che viene spezzato e mangiato in alcuni paesi cattolici in occasione del Natale.)

Pane eucaristico(sia che si tratti della piccola Ostia o di parti della grande Ostia) insegnata al comunicante è chiamata particella, o comunicante. A sua volta, una particella può essere santificata o non santificata.

Il Pane eucaristico riservato per la Comunione al di fuori della Messa è chiamato Doni di riserva.

Come già accennato, uno degli elementi più importanti del Sacramento dell'Eucaristia è la Comunione.

Il comunicando riceve (gusta) il Corpo di Cristo; accetta (beve) anche il Sangue di Cristo. (Entrambi possono essere espressi con il verbo “prendere la comunione”, inoltre, sia con il caso genitivo che con il dativo: “si comunica al Corpo di Cristo” o (meno spesso) “si comunica al Corpo di Cristo”.

Nel contesto della Comunione si tratta della ricezione delle specie eucaristiche (il Corpo e il Sangue del Signore: Pane eucaristico e Vino eucaristico, Pane consacrato e vino consacrato). Nella Chiesa antica, seguendo il comandamento del Salvatore (“bevetene tutti”), tutti i cristiani - sia clero che laici - ricevevano la comunione sotto due tipi, cioè. accettò sia il Corpo che il Sangue di Cristo. Tuttavia, nel Medioevo, nella Chiesa occidentale si verificarono cambiamenti significativi nella pratica eucaristica: solo i sacerdoti in servizio iniziarono a ricevere la comunione sotto due tipi, e tutti gli altri iniziarono a ricevere la comunione sotto un tipo, solo il Corpo di Cristo. Questo stato di cose rimase nella Chiesa cattolica fino al ultimi decenni, e nelle comunità più conservatrici persiste ancora oggi. Naturalmente, anche sotto una delle due specie eucaristiche, i credenti ricevono Cristo tutto intero e il vero Sacramento; pertanto, chi si comunica sotto una sola specie, riceve i frutti di questo Sacramento e non resta in alcun modo privato della grazia necessaria alla salvezza. Tuttavia, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica si rese conto della necessità di rinascere pratica antica La comunione sotto due specie, poiché è così che l'Eucaristia realizza più pienamente il suo significato di pasto (non dimentichiamo che uno dei nomi dell'Eucaristia è Mensa del Signore), che precede la festa del Regno di Dio, e la Volontà Divina viene espressa più chiaramente affinché il Nuovo ed Eterno Testamento sia stabilito nel Sangue del Signore. Pertanto in molte comunità si comincia gradualmente a introdurre la comunione dei laici sotto due tipologie. In diverse regioni è già diventata universale tra i cattolici. Tuttavia, in questa materia la Chiesa tende ad essere particolarmente sensibile alla pietà tradizionale sia del clero che dei laici; lei non lo impone a nessuno, e quindi in molte parrocchie dove viene data la Comunione sotto due tipologie, ci sono molti credenti che ancora ricevono la Comunione sotto una sola tipologia: il Corpo di Cristo.

Ci sono due modi per insegnare il Corpo di Cristo a un comunicando. Fino a poco tempo fa, ne veniva praticato solo uno, tradizionale, anche se di origine piuttosto tarda: in bocca. Recentemente è stato ripreso il metodo più antico: nelle mani, in modo che il comunicante mangi poi il Corpo di Cristo dalle proprie mani. Nella maggior parte delle regioni, il diritto di scegliere il modo in cui ricevere il Corpo di Cristo spetta ai fedeli (tuttavia, la concessione di questo diritto ai fedeli è di competenza della Conferenza episcopale di ciascun Paese, e nelle regioni più conservatrici la gerarchia continua a rifiuta di permettere ai laici di amministrare nelle mani il Corpo di Cristo).

Esistono diversi metodi di Comunione sotto due tipi (la loro differenza riguarda principalmente il metodo di ricevere il Sangue di Cristo). La più comune (e la più antica) è la Comunione al Sangue del Signore direttamente dal Calice. Uno dei ministri (sacerdote, diacono o anche un laico), chiamato “ministro del Calice”, tiene il Calice e lo dona ai laici che hanno già gustato il Corpo di Cristo. Accettato il Calice dalle mani del ministro, il comunicando beve da esso un po' del Sangue di Cristo.

Un altro metodo di Comunione sotto due tipi, il più conveniente tecnicamente, è attraverso l'immersione del Corpo di Cristo nel Sangue di Cristo. Il sacerdote intinge il lembo di una particella di Pane consacrato nel Calice e lo pone nella bocca del comunicando.

In alcune regioni sono stati ripresi altri due metodi di Comunione al Calice, noti alla pratica liturgica della Chiesa antica: con l'aiuto di una cannuccia (per questo si preparano cannucce d'argento a seconda del numero dei comunicandi, che prendono gira bevendo dal Calice attraverso tale cannuccia) e con l'aiuto di un cucchiaio (con il quale il sacerdote insegna il Sangue del Signore ad ogni credente).

Se dopo la Comunione del clero e dei laici rimangono particelle consacrate (ostie), il sacerdote le aggiunge alla riserva dei Doni. Tuttavia, spesso nei vasi sacri rimangono briciole del Pane consacrato e nel calice rimane una piccola quantità (anche poche gocce) del Sangue di Cristo. Questi resti dei Santi Doni non cessano di essere un santuario. Pertanto, al termine della Messa, avviene necessariamente la consumazione dei Santi Doni. Un sacerdote o un altro ministro (diacono o anche laico) consuma i Santi Doni, cioè raccoglie e mangia tutti i resti delle tipologie eucaristiche nei vasi liturgici (e fuori di essi, se per qualche motivo finissero lì), e poi pulisce i vasi eucaristici, lavando il calice con vino (o acqua), che poi beve, e asciugando accuratamente i vasi con un purificatore (piatto speciale).

La venerazione del sacramento dell'Eucaristia nella pietà cattolica tradizionale non è sempre direttamente collegata alla Messa e alla Comunione. Poiché il Cristo vivo è sempre pienamente presente nel Santissimo Sacramento, diverse sono le forme di culto del Signore che è nel Santissimo Sacramento. La venerazione dei Santi Doni può avvenire sia individualmente che sotto forma di culto pubblico, sia in reverente silenzio che con rituali complessi e magnifici. Per questo Culto, è consuetudine eseguire l'esposizione dei Santi Doni: questa può essere una semplice esposizione dei Santi Doni nel tabernacolo (quando la porta del tabernacolo si apre e il ciborio - il vaso in cui sono conservati i Santi Doni di riserva si trovano - appare agli occhi dei fedeli), o una solenne esposizione dei Santi Doni nel tabernacolo (quando una grande ostia viene posta in un ostensorio installato in un luogo prominente ed elevato, in modo che possa essere vista attraverso la vetrata dell'ostensorio). Durante l'Adorazione del Santissimo Sacramento, spesso viene eseguita la Benedizione del Santissimo Sacramento, quando il sacerdote benedice i fedeli con un ostensorio o una pisside.

C'è anche l'usanza di organizzare una processione con i Santi Doni per la celebrazione del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - in chiesa o fuori di essa.


Enciclopedia Cattolica. EdwART. 2011.

Sinonimi:

Scopri cos'è "Eucaristia" in altri dizionari:

    - (Sandro Botticelli, 1495) Eucaristia (greco...Wikipedia

    - (Greco eucharistia, da eu bene, e charis misericordia). Sacramento di S. comunione. Dizionario delle parole straniere incluse nella lingua russa. Chudinov A.N., 1910. EUCARISTIA [gr. eucharistia] tra i cristiani: la comunione, uno dei sette sacramenti. Vedi SACRAMENTO... Dizionario delle parole straniere della lingua russa